Seconda domenica di Pasqua “della divina misericordia” Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Apr 27, 2014 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Atti 2,42-47;
Salmo 117;
1Pietro 1,3-9;
Giovanni 20,19-31


Lectio

Gesù è in mezzo alla comunità cristiana il primo giorno della settimana: il giorno del Signore. Il Risorto appare alla comunità riunita quando questa celebra l’eucaristia. Il Risorto è la stessa persona che è stata crocifissa. Questo perché il Cristo risorto non doveva essere confuso con le figure degli dei della mitologia greco – romana. L’apostolo Paolo, nella sua predicazione è molto chiaro su tale argomento.
Infine è importante non cercare il corpo di Gesù. Dopo la risurrezione egli sarà presente nella celebrazione dell’eucaristia, nella parola proclamata, nella comunità riunita ed in ogni persona. Tommaso incarna coloro che cercano ancora il corpo di Gesù e che fanno fatica a pensare che il Risorto sia la stessa persona che è stata crocifissa, perché per gli antichi del tempo di Gesù, non si concepiva un dio che si facesse uomo e, tanto più, che subisse la morte infame della croce.


Meditatio

Il Risorto appare alla Comunità riunita il primo giorno dopo il sabato, cioè la domenica: il giorno del Signore. L’autore del brano evangelico ha lo scopo di far comprendere che è nella comunità riunita, per l’eucaristia che il Risorto s’incontra. Questo fa comprendere un dato fondamentale: il cristianesimo non è una religione, bensì una vita vissuta in comunità, al seguito del Signore. Ne consegue che coloro che affermano Cristo si – Comunità (= chiesa) no, non hanno compreso nulla dell’annuncio del Signore. Egli, infatti, fonda un nuovo popolo di Dio, prendendo dodici persone, perché nella cultura ebraica, che si serviva anche dei numeri per esprimere concetti, il numero dodici equivaleva a popolo. Infatti i capi d’Israele l’avevano capito al volo e fecero di tutto per uccidere Gesù.
Ecco perché il cristianesimo è una vita vissuta in comunità. Quando questo aspetto fondamentale perse il suo mordente, durante la storia della chiesa, ci furono cristiani che cercarono di ripristinarlo. Il primo fu san Benedetto che, dopo un anno di vita eremitica, iniziò l’esperienza comunitaria, chiamata vita monastica, lo scopo era quello di riproporre la vita delle prime comunità cristiane. Durante la storia molti hanno seguito il genio di Benedetto, fondando comunità di fratelli e di sorelle con modalità diverse: Francesco, Domenico, Teresa d’Avila, Ignazio, Vincenzo de Paoli, San Giovanni Bosco ecc.., tutti però cercando di riproporre la vita delle prime comunità cristiane. Ecco perché nelle comunità religiose prima c’è la vita comunitaria e poi il servizio. Se salta la prima, il servizio non ha senso!!
Oggi le comunità religiose, quasi tutte, soffrono la carenza di vocazioni, questo perché sono nel passaggio dalla Comunità istituzione, giunta fino al Vaticano II e poi andata in crisi, alla Comunità dei fratelli, quella che si tenta di costruire con fatica. I giovani ritorneranno quando questo progetto sarà terminato.
Tutto questo discorso l’ho sostenuto per provare come il Risorto s’incontri nella comunità e specialmente quando questa è riunita nel giorno del Signore per celebrare l’eucaristia.
La conseguenza della celebrazione eucaristica è l’esercizio della carità, ma sempre come comunità, come chiesa, mai come singoli e, sempre come Chiesa, è bene non dimenticare mai che siamo strumento nelle mani dello Spirito Santo che è l’unico e il solo autore del bene che compiamo, come chiesa e come singoli cristiani.

Buona domenica.

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