Il Sabato Santo fu considerato un giorno liturgico in cui non si celebrava l’eucaristia. Se questo, nei primi tempi, non costituiva una situazione anormale, poiché allora l’eucaristia non veniva celebrata abitualmente, tuttavia il desiderio di restare digiuni fino alla risurrezione di Cristo esigeva che non si ci cibasse dell’eucaristia prima del momento celebrativo della Pasqua. Questo non significava che il Sabato Santo non ci fosse alcuna altra celebrazione. Sappiamo che al mattino aveva luogo l’ultimo esorcismo solenne ad opera del vescovo. Ne abbiamo già la prova in Ippolito, prete del III secolo che morì martire nelle miniere in Sardegna, e ritroviamo ovunque il rito del mattino del Sabato Santo legato alla redditio symboli (= la riconsegna del simbolo, che consisteva nella solenne professione di fede che i battezzandi – nella veglia pasquale – recitavano ufficialmente, proferendo il Credo, dimostrando così di aver imparato e meditato gli articoli di fede che gli erano stati insegnati (= consegnati) durante il rito che avveniva nella terza e poi nella quarta domenica di Quaresima.).
Se tuttavia al tempo di Innocenzo III († 1216) la celebrazione della Veglia era fissata nei dettagli, incluse le dodici letture, occorre osservare che già da tempo essa era in netto declino. Nel secolo VII infatti, tale Veglia aveva inizio nel pomeriggio del sabato, anche se si aspettava la notte per celebrare l’eucaristia. Iniziare le letture verso le due pomeridiane significava benedire il fuoco e cantare l’Exultet (= il canto che si esegue al termine della processione durante la liturgia della luce) pressappoco nel bel mezzo della giornata, con tutte le conseguenze negative che ciò comportava. Come si vede, il senso delle realtà della celebrazione liturgica si era già del tutto offuscato in quell’epoca, in cui non ci si stupiva di cantare in pieno giorno le mirabilia della beata notte. Tale celebrazione, senza spirito, non poteva che scoraggiare i fedeli a prendervi parte: si trattava insomma di una celebrazione riservata la clero. Questo anche perché ormai la lingua liturgica era rimasta ferma al latino e il popolo non parlava più tale lingua che era appannaggio soltanto dei dotti.
Quando Pio V vietò di celebrare l’eucaristia nel pomeriggio, tutto era consumato: la Veglia fu celebrata….il mattino del sabato.
Un secolo più tardi, Urbano VIII diede il colpo di grazia definitivo alla popolarità della Veglia quando la soppresse come festa di precetto (siamo al tempo di san Vincenzo e santa Luisa). Tutto questo ci consente di misurare la portata della riforma operata nella Chiesa al riguardo, e ci aiuta a capire la pesante eredità che grava ancora sulla mentalità di parecchie persone ai nostri tempi. Per l’iniziazione degli adulti, il nuovo Ordo ha ripreso giustamente le consuetudini antiche, e l’ultimo esorcismo nonché la redditio symboli sono stati di nuovo fissati al mattino del Sabato Santo.
0 commenti