Isaia 50,4-7;
Salmo 21;
Filippesi 2,6-11;
Marco 14,1-15,47
Lectio
La prima lettura presenta la figura del servo di Yavhè rappresentato da ogni profeta dell’Antico Testamento, che s’immola sul patibolo costruito dai capi del popolo d’Israele, che non compivano più la volontà di Dio ma, non ostante celebrassero la liturgia settimanale nel Tempio e nelle sinagoghe nel giorno di sabato, il loro cuore era rivolto al potere, per questo ubbidivano ai re pagani, come quelli degli egiziani o dei babilonesi, dei quali erano diventati schiavi. Il profeta invece, come uomo giusto e vero adoratore di Dio in spirito e verità, richiamava costoro e ne condannava le azioni. Ecco perché i profeti morirono tutti di morte violenta.
Nella seconda lettura la figura del servo sofferente trova il suo compimento in Gesù, nel suo abbassamento volontario, prima nell’incarnazione, poi nella sua vita nascosta, nel breve periodo della vita pubblica, vissuta con i poveri e gli ultimi in Israele e culminata nella sua passione e morte infame, che in questa domenica è riportata dal vangelo di Marco.
Nel racconto della Passione l’autore pone al centro Gesù che muore perché sia compiuta la volontà del Padre. Gesù è l’uomo perfetto è colui che ama ed è amato dal Padre in modo totale. Egli desidera condividere la natura umana in tutto, anche nei momenti più dolorosi: l’abbandono dei discepoli, la perdita della fama, la messa in ridicolo da parte della massa, l’essere deriso ed umiliato, l’essere frustato e subire le angherie dei soldati romani e infine fare l’esperienza dell’abbandono da parte di Dio. Diremmo, in termini tecnici, che Gesù volle sperimentare la “notte oscura”.
Meditatio
Allora, proviamo a pensare: se io fossi stato presente alla passione del Signore, dove potrei collocarmi? Sarei fuggito come i discepoli? Sarei stato uno della folla e, all’occorrenza, avrei gridato anch’io: crocifiggilo!? Avrei avuto paura di perdere la fama, di essere sbeffeggiato?
Mi sarei comportato come Pilato? Se sono una persona che ha autorità, riesco ad essere imparziale con tutti, oppure la ragione la do a coloro che sono più potenti, per censo o per fama? Come Pilato non mi comprometto in favore dei poveri, non indago, ma lavo le mie mani.?
Avrei avuto il coraggio dell’apostolo Giovanni che è rimasto sotto la croce del Signore, manifestando la sua adesione a colui che non aveva più l’aspetto di essere umano tanto era sfigurato il suo volto?
Auguriamoci di avere il coraggio di Giovanni e di saper stare sulla croce come Gesù.
Viviamo bene questa settimana santa.
Buona domenica.
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