Presentazione del Signore, Festa – IV domenica del Tempo Ordinario A, di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Gen 31, 2014 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Malachia 3,1-4;
Salmo 23;
Ebrei 2,14-18;
Luca 2,22-40

La storia, teologia e meditazione.

La festa odierna è di origine orientale e celebra un avvenimento: l’incontro del Signore con il vecchio Simeone. Di qui il nome greco Ipapante (= incontro) dato alla celebrazione.. Il santo vecchio Simeone e la profetessa Anna riconoscono nel bambino Gesù l’atteso Messia. La festa va quindi inclusa nella serie di avvenimenti che manifestano il Signore come Messia. L’incontro tuttavia è stato determinato dall’obbligo legale di purificazione per la madre e da quello di riscatto per il suo primogenito. Questo spiega l’evoluzione che la celebrazione subirà nel corso del tempo. Secondo la Legge, quaranta giorni dopo la nascita del primogenito, ogni madre ebrea doveva presentarsi al Tempio per essere purificata e per riscattare il neonato. Per questo l’attestazione più antica della celebrazione liturgica di questo avvenimento, a Gerusalemme – quella del diario di viaggio di Egeria – la definisce con il titolo di Quadragesima de Epiphania ( = Quaranta giorni dopo l’Epifania) e la colloca perciò il 14 febbraio, quaranta giorni dopo l’Epifania. La festività aveva un carattere solenne e, a quanto riferisce Egeria, era celebrata come fosse Pasqua. Una processione si svolgeva infatti all’Anastasis (= risurrezione. Nel nostro caso si tratta del santo Sepolcro).
Per l’occasione, Egeria non menziona però alcuna celebrazione della luce. A quanto pare, l’uso di portare dei ceri accesi durante la processione venne introdotto circa un secolo più tardi. Ne fa esplicita menzione un sermone di Cirillo di Gerusalemme († 444).
Da Gerusalemme la festa si diffuse in tutto l’Oriente. Da lì passò a Roma dove, logicamente, venne celebrata il 2 febbraio. A Roma si pone l’accento più sulla purificazione della Madre, che sulla manifestazione del Figlio, i libri liturgici del tempo (660/700), parlano della processione dei ceri; nulla viene detto sulla benedizione dei ceri. Questi venivano accesi ad un fuoco preparato appositamente, chiamato anche fuoco nuovo.
I ceri venivano portati a casa dai fedeli che li accendevano in occasione di temporali, epidemie, parti difficili, e al capezzale dei moribondi.
Quando questa festa, da Roma, si diffuse in altri paesi, non conservò più il carattere penitenziale.
In Occidente è ormai dedicata alla purificazione della Vergine Maria. Assumerà così i connotati di un’autentica festa mariana.

Oggi la celebrazione si è affrancata dal carattere penitenziale che aveva preso lungo i secoli, forse derivato dal fatto di volersi porre come momento di alcune celebrazioni pagane romane proprie del mese di febbraio.
Va precisato che, anche nel passato le orazioni della Messa non rivestivano alcun carattere penitenziale e celebravano la presentazione del Signore al Tempio, anche se poi tutta la Liturgia delle Ore (= Lodi, Vespri, Ora Media, ecc..) era orientata alla purificazione di Maria.
Delle cerimonie di un tempo sono conservate la benedizione dei ceri e la processione. L’esortazione che precede quest’ultima non lascia alcun dubbio sulla volontà della liturgia odierna di considerarla come un cammino verso un incontro che, prendendo a modello quello di Simeone ed Anna, significa l’incontro dei fedeli con Cristo nella celebrazione eucaristica, segno, a sua volta del definitivo incontro per ciascuno al termine della vita umana, per il cosmo quando il Cristo ritornerà nella gloria.  Questo è il tema della celebrazione.
Quindi domenica prossima riflettiamo ancora una volta sul fatto che la vita umana è relativa alla vita eterna e che noi viviamo la nostra vita con lo scopo di entrare in paradiso e, in paradiso si entra grazie all’amore gratuito del Padre, che pone il suo impegno affinché ogni persona entri nella vita eterna, quella che tutti noi, anche i non credenti, hanno sempre sognato di vivere.

Buona domenica e buona festa della presentazione del Signore.

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