Trentesima domenica del Tempo Ordinario C di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Ott 25, 2013 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Siracide 35,15-17.20-22;
Salmo 33;
2Timoteo 4,6-8.16-18;
Luca 18,9-14

Lectio

In Israele l’atteggiamento denunziato dal vangelo era molto comune al tempo di Gesù e della prima generazione cristiana. Il problema era l’osservanza, o meno, della legge di Mosè, non era messo in discussione il cuore con cui si attuava l’osservanza. Coloro che vivevano questo modo d’intendere il rapporto con Dio erano, in modo particolare, i farisei, gli scribi, i sacerdoti del tempio di Gerusalemme e i dottori della legge.
Queste categorie autoreferenziali, avevano impostato il loro rapporto con Dio nel “dare e avere”. Il ringraziamento a Dio del fariseo sembra quasi un auto elogio: infatti ringraziamento al Signore è solo un pretesto per enucleare i propri meriti. Il fariseo non chiede perdono a Dio di nessun peccato commesso.
Questo atteggiamento di “presunta superiorità” portava naturalmente il fariseo a disprezzare tutti coloro che egli non riteneva alla sua altezza e, quindi, all’altezza di Dio. È sempre il fariseo a stabilire chi è degno di Dio…. !

Il fariseo dimentica anche ciò che è scritto nel libro del Siracide, che indica l’atteggiamento gradito a Dio: essere giusti, non fare preferenze di persone ed avere un occhio di riguardo nei confronti dei poveri.

Il vangelo esalta l’umiltà del pubblicano perché questi riconosce le sue colpe e ne chiede perdono. Egli non si confronta con alcuno, ma è ripiegato su di sé nel senso che è intento – come ho già scritto in precedenza – a ottenere il perdono dal Padre e lo ottiene a differenza del fariseo che ritiene non di non averne bisogno.

Meditatio

Il modo di rapportarsi a Dio del pubblicano dovrebbe essere quello di ogni cristiano: ritenersi peccatore, non degno dell’amore del Padre nei suoi riguardi e per questo non smettere mai di ringraziare Dio per i doni ricevuti; ecco perché si raccomanda, con una certa insistenza, di attribuire sempre i meriti del bene compiuto allo Spirito santo. È questo modo di agire che immunizza dall’autoreferenzialità: chi non fa parte del nostro gruppo o del nostro movimento non può essere un vero cristiano ed allora lo scopo diventa quello di “eliminarlo” se non fisicamente, perché bisogna rispettare il comandamento: non uccidere, lo si elimina moralmente, facendogli terra bruciata all’intorno, ma ciò non è gradito al Signore…..
Cerchiamo di seguire l’esempio del pubblicano e saremo graditi al Signore.

Buona domenica.

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