Solennità di tutti i Santi Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Ott 29, 2013 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Apocalisse 7,2-4.9-14;
Salmo 23;
1Giovanni 3,1-3;
Matteo 5,1-12


Lectio

Il libro dell’Apocalisse (dal greco, che è la lingua madre del Nuovo Testamento, significa rivelazione), è l’ultimo libro della Bibbia. Redatto dal il 90/120 d. C. Non ha nulla a che vedere con il genere Horror, oppure con la letteratura che vede la fine del mondo come evento tragico.
L’Apocalisse è stato scritto per la chiesa di Roma che stava soffrendo la persecuzione da parte dell’Impero. Il motivo era che, nel mondo greco – romano non era concepibile che una religione, degna di questo nome, non avesse un tempio, dove offrire sacrifici ai loro dei; non avesse sacerdoti, quali naturali mediatori tra l’uomo e la divinità; non avesse offerta da immolare …perché i cristiani sostenevano che: noi non abbiamo né tempio, né sacerdote, né offerta, perché Cristo è il tempio, il sacerdote e l’offerta!
Per questo motivo i cristiani erano ritenuti atei. Ora, nell’impero, non era permesso essere atei, anzi questo era considerato un reato perseguibile con la pena di morte, anche perché i cristiani si rifiutavano dio rendere culto all’imperatore che era ritenuto una divinità. Non rendere culto a Cesare era reato di lesa maestà e anche considerato alto tradimento, punito con la morte.
L’autore dell’Apocalisse, nella sua catechesi, ha lo scopo di far comprendere alla comunità cristiana che la Chiesa è condotta dallo Spirito santo, per questo non deve temere in nessuna situazione di persecuzione. Perché lo Spirito è più potente di qualsiasi imperatore o tiranno. In questa ottica dev’essere compreso anche il vangelo.

Meditatio

Questa solennità, che precede di un mese l’inizio del nuovo anno liturgico e quindi dell’avvento, ci ricorda chi erano e chi sono i santi, perché anche nella nostra società vivono i santi.
Ogni santo è ritenuto un modello per la comunità cristiana. Ma non dobbiamo dimenticare che, ogni santo, va collocato nel suo tempo, altrimenti si rischia di banalizzarne il messaggio. Infatti – pensiamo ai santi fondatori di Ordini o Congregazioni – il carisma che hanno trasmesso non bisogna copiarlo e quindi vivere come loro hanno vissuto in un contesto storico a noi lontano (es. vivere come si viveva nel 1600, per attuare il carisma di san Vincenzo de Paoli), ma è necessario interpretare il carisma (= farne l’ermeneutica) e chiederci come poter attuare oggi il carisma lasciato dal fondatore.
Non dimentichiamo che un santo cerca di rispondere allo Spirito, che gli propone un modo per evangelizzare la società in cui vive.
Esempio: al tempo di Benedetto da Norcia, non si praticava quasi più l’antica prassi per l’iniziazione cristiana, ma era entrato l’uso del battesimo ai neonati e delle conversione di massa (Clodoveo, re dei Franchi, si converte al cattolicesimo, tutti i Franchi si convertono al cattolicesimo), allora Benedetto fugge dalla sua casa, sita in Roma, per dimostrare l’inutilità del cristianesimo di massa e si ritira in solitudine, dopo un anno di eremitaggio, inizia l’esperienza comunitaria per riportare il cristianesimo alle origini: alla vita delle comunità cristiane dei primi quattro secoli, di cui parla Atti 2,42 – 48.
Il monachesimo è fondato da Benedetto con questo scopo.
Oggi dovremmo chiederci, confrontandoci con il carisma benedettino, come conduciamo la vita comunitaria nelle parrocchie e nelle comunità religiose? È uno stile che, anche senza parole comunica il vangelo? La nostra vita di fratelli che vivono insieme attira? È una promozione della persona umana?

Abbiamo visto un esempio di come un carisma, se attualizzato con intelligenza, possa dire molto alla nostra società.
Infatti oggi specialmente le comunità religiose debbono cercare di elevare la qualità della vita comunitaria, dei fratelli che vivono insieme, solo così i giovani torneranno a popolare le abbazie, i conventi e le case dei religiosi.
Un religioso che trascorre la sua vita lontano dalla sua comunità e che sta bene lontano dalla sua comunità è un controsenso di vita, così come un cristiano che non vive con la sua comunità parrocchiale.

Buona domenica.

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