Ventunesima domenica del Tempo Ordinario C Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Ago 22, 2013 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Isaia 66, 18 – 21
Salmo 116
Ebrei 12,5 – 7.11 – 13
Luca 13,22 – 30

Lectio

La domanda posta a Gesù fa parte delle grandi domande che si ponevano i rabbini del tempo: quanti sono coloro che si salvano? Qual è il più grande comandamento? Chi è il mio prossimo? Ecc…
Il vangelo sottolinea che, mentre i rabbini non riuscivano a dare una risposta a tali quesiti, Gesù – lui soltanto – non solo dà la risposta, ma è lui la risposta.
Quindi entrare per la porta stretta significa aderire al vangelo: diventare cristiani. Dobbiamo tener conto che, quando è redatto il vangelo di Luca (75 – 85 d.C.), Paolo aveva già scritto le sue lettere e compiuto la sua predicazione. Ne consegue che il cristianesimo aveva superato i confini d’Israele e si era aperto agli altri popolo, che avevano accolto il vangelo, mentre i capi del popolo ebraico avevano scatenato la prima persecuzione contro i cristiani.
Inoltre è bene sempre ricordare che la prima generazione cristiana era convinta che il mondo terminasse in capo alla loro generazione.
Si sottolinea come gli altri popoli, che gli ebrei disprezzavano, accettino il vangelo, mentre questi lo rifiutino, perché attaccati alle loro tradizioni.
Questo indurimento di cuore da parte del popolo d’Israele lo rese cieco nel comprendere che gli antichi profeti avevano già annunciato che il Messia avrebbe raccolto tutti i popoli nella fede dell’unico Dio: questo si è avverto in Gesù di Nazaret (1 Lettura).

Meditatio

Entrare per la porta stretta….non ha niente a che spartire con il concetto di mortificazione e di fioretto!
Entrare per la porta stretta che è Cristo, significa vivere nella logica del vangelo. Questo comporta che il rapporto con le persone e le cose è il vangelo che lo stabilisce: le persone sono fratelli in cui c’è il Signore, mentre le cose si usano senza diventarne schiavi.
Per vivere così è necessario percorrere il cammino della fede, la quale non è credere al buio, o il solito fidarsi di Dio; poi quando le cose vanno male, si perde questa fiducia, anzi ci si ribella contro Dio. Il cammino di fede è, come ho già scritto molte volte, l’esperienza che noi facciamo ogni giorno nel nostro incontro con il Risorto, che ci mette in contatto con il Padre che ci ama gratuitamente. Noi dovremmo, quando ci chiedono che cosa è la fede, raccontare la nostra storia della salvezza, l’intervento d’amore che Dio compie nella nostra vita: ecco perché la fede è un’esperienza.
La porta larga è la vita in cui è l’uomo a gestire il rapporto con le persone e le cose. Queste, allora, servono a me per essere al centro di ogni situazione, per far girare il mio piccolo mondo attorno a me, per questo mi preoccupo di sedere ai primi posti e qual’ora parli di Dio, starò ben attento a non disturbare coloro che siedono ai primi posti, così – dandosi gloria gli uni con gli altri – mi richiameranno a parlare di Dio e così potrò mettermi in mostra. San Paolo direbbe prurito di udire, cembali che risuonano…
La porta larga è anche il clientelismo: far in modo che i propri amici o quelli del mio gruppo siano considerati e siedano sulle poltrone migliori poltrone, per poi dominare sugli altri, servendosi anche del nome di Cristo.
Ma la porta larga porta sono al dolore e alla delusione, perché non ha nulla a che fare con l’amore gratuito del Padre.

Buona domenica.

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