Quattordicesima Domenica del Tempo Ordinario C, di P. Giorgio Bontempi, CM

da | Lug 5, 2013 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Isaia 66,10 – 14c
Dal salmo 65
Galati 6,14 – 18
Luca 10, 1 – 12.17 – 20

Lectio

Il brano del vangelo odierno è denominato il discorso missionario. Intanto si nota come il testo puntualizzi che i missionari sono inviati in coppia, questo per attestare che è la comunità, la chiesa, che annuncia il vangelo e non il singolo.
Invece la frase: la messe è molta…..che noi usiamo come fondamento per la preghiera per le vocazioni, ha un’altra origine. Sappiamo che la prima generazione cristiana – quella che inizia dalla risurrezione del Signore e termina verso il 100/120 d.C., periodo in cui si pensa sia giunta alla fine la redazione dell’opera giovannea (vangelo, lettere e apocalisse),-  era convinta che il mondo terminasse in capo alla loro generazione e quindi sarebbero stati testimoni del ritorno glorioso di Cristo. Ora, per preparare tale evento, c’era la convinzione che i cristiani avrebbero dovuto evangelizzare il mondo intero, in modo che, al suo ritorno imminente, il Signore avrebbe trovato tutta la terra evangelizzata. Naturalmente non dobbiamo pensare all’estensione del mondo come la conosciamo noi. Al tempo di Cristo il mondo consisteva soltanto nel territorio dell’Impero romano. Ecco la preoccupazione della prima generazione cristiana, che si trovava inadeguata per evangelizzare il mondo in cui si trovava a vivere.
Il vangelo pone innanzi l’urgenza e l’importanza dell’evangelizzazione: questa è più importante dei beni materiali, del rapporto che si intesse con le persone, perché è il vangelo che ci porta ad avere un rapporto corretto con le cose e con le persone.
L’evangelo non va imposto, ma proposto.
Il segno principale della veridicità dell’annuncio è la carità verso coloro che nella società antica non erano considerati: i poveri i malati, gli orfani, le vedove…
L’autore del brano in questione commina una punizione severissima contro coloro che rifiutano il vangelo, l’allusione a Sodoma – città pagana – fa capire che le città ebraiche che non hanno accettato il Signore saranno punite da Dio, molto più duramente di Sodoma. Questo giudizio, però, va inserito nella polemica, aperta dalla comunità cristiana contro Israele, anche perché questa stava subendo una feroce persecuzione da parte dei capi del popolo ebraico.
Al termine del nostro brano riemerge la figura del servo inutile: colui che è cosciente che è Dio l’autore del bene da lui compiuto. È il senso dell’ultima frase, che dice che la cosa più importante è per una persona l’essere scritto per il paradiso.
Meditatio

Nella situazione attuale nella chiesa si parla di nuova evangelizzazione. In realtà la preoccupazione, almeno nella società ricca dell’occidente, è quella di trovare un linguaggio, adatto ai nostri contemporanei, per annunciare il vangelo. Quando riusciremo a trovarlo, molti problemi saranno risolti, per ora siamo in cammino….
Questo problema del linguaggio, nella storia della chiesa era già apparso ed alcuni lo hanno risolto in favore dei loro contemporanei, i nomi più illustri sono: Agostino e Tommaso d’Aquino.

I documenti del Concilio Vaticano II e la Riforma liturgica hanno contribuito molto e tutt’ora contribuiscono nel raggiungimento di un linguaggio che sia percepito dai nostri contemporanei per annunciare loro, con efficacia, il vangelo.

Evangelizzare, cioè proporre e non imporre Gesù Cristo alle persone è fondamentale per la loro vita, perché soltanto seguendo il Signore si giunge a vivere una vita veramente umana.

Anche nell’opera di evangelizzazione gli evangelizzatori possono incorrere in vari pericoli:
il primo è quello di servirsi del vangelo per crearsi una fama: di predicatore, di persona spirituale…..questo si nota quando, in momenti difficili, questi tali si preoccupano soprattutto che non gli venga tolta la fama….!!! Ma se c’era una persona a cui la fama non interessava, quella era Gesù di Nazareth!!

Un altro pericolo, per un evangelizzatore è quello di attaccarsi ai posti (= alla sedia) in cui compie tale ministero. Infatti ci sono persone che, quando giungono a ricoprire alcuni incarichi, non riesci a toglierteli di torno, anzi questi cercano di accaparrare sempre di più e sfruttano le situazioni per avere lauti compensi e regalie varie. Il papa ci aiuti – con il suo esempio – ad allontanare queste persone.

C’è anche il caso di coloro che annunciano al Parola di Dio ma, per la preoccupazione di essere richiamati a predicare, non scomodano nessuno. È tipico il fatto che, quando questi hanno predicato un corso d’esercizi spirituali e si chiede agli esecitanti, quale è stato l’argomento degli esercizi e come è stato svolto, spesso e volentieri questi ti rispondono che il predicatore ha parlato bene, ma non sanno sirti di più.

Infine il discorso sulle vocazioni: non c’è stato mai un periodo in cui si sia pregato così tanto per le vocazioni al presbiterato e alla vita religiosa e mai come oggi di tali vocazioni ce ne sono sempre meno.
Allora significa che: o preghiamo male noi, oppure il Signore ha un piano diverso.
Penso che il Signore stia facendo fare alla chiesa un lungo cammino di conversione, per metterla in grado di evangelizzare la nostra società ricca. È poi – sempre il Signore – credo che ci voglia far capire che alle volte le persone che noi pensiamo adatte alla pastorale giovanile, sono le meno adatte. Infatti i risultati spesso sono eloquenti: persone tanto blasonate per questo settore che, in venti e più anni di lavoro non hanno portato uno straccio di vocazione…….facciamo in modo di riflettere e mettiamo in tasca un certo orgoglio che c’impedisce di dire con umiltà: ho sbagliato a mettere quella persona in quel dato ministero.

Buona domenica.

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