Genesi 18, 20-21. 23-32
Dal Salmo 137
Colossesi 2, 12-14
Luca 11, 1-13
Lectio
Ogni rabbino (= maestro) in Israele, tra i numerosi insegnamenti che impartiva ai propri discepoli, c’era anche quello di insegnar loro a pregare. Ecco come si giustifica la richiesta formulata a Gesù da parte dei discepoli.
Gesù insegna la preghiera del Padre nostro. Questa è ritenuta dei biblisti far parte dei detti pronunciati da Gesù. Cioè il Padre nostro fa parte di quei passi evangelici, molto pochi, in cui si riportano le parole di Gesù.
È importante ricordare che cosa è un vangelo. Un vangelo è una catechesi, redatta per una comunità ben precisa, che risponde alle domande che questa pone, tramite l’esposizione del pensiero di Cristo. Quindi il vangelo non è la cronaca della giornata di Gesù di Nazareth.
Detto questo, torniamo al nostro brano.
Con l’esposizione del Padre nostro Gesù intese rivelare ai suoi il vero volto di Dio: Dio è padre;
Gesù intese far comprendere che Dio è Padre di tutti, non solo degli ebrei o dei cristiani, ma di tutti;
Gesù intese far comprendere che, nella nuova comunità, nella Chiesa la preghiera deve essere quella di chiedere di compiere la volontà del Padre.
L’allontanamento dalla volontà del Padre, provoca distruzione e morte (cfr. 1 lettura).
È bene ricordare che il giusto, nell’Antico Testamento, è colui che si preoccupa di compiere la volontà di Dio: Abramo, Noè, Giuseppe ebreo, Mosè (…) i profeti ecc…Gesù sarà il giusto per eccellenza. È per merito del giusto che il Signore, dopo ogni sciagura permette la continuazione della vita sulla terra. Questa è la giustificazione teologica degli autori dell’Antico Testamento quando vedevano che, dopo sciagure e pestilenze la vita continuava.
Meditatio
Il vangelo c’insegna a pregare, a pregare in modo cristiano. Purtroppo la preghiera è spesso confusa con la preghiera di richiesta e quando tale richiesta non è esaudita si sente dire: ho perso la fede! Oppure: se Dio esiste ed è Padre, non dovrebbe permettere il male, l’ingiustizia ecc…
Questo è il rapporto con dio come il tappabuchi delle nostre difficoltà. Dio ci serve. Non si tratta di un rapporto, ma si tratta di un Dio che deve rispondere a quello che desideriamo e deve fare quello che noi vogliamo a nostro comando. Dopo noi lo ringraziamo come noi pensiamo bene, poi ci faremo vivi al prossimo bisogno: questo non è il dio di Gesù Cristo!!
Invece Gesù ci dice che rapporto con il Padre dev’essere impostato al contrario del precedente: noi dobbiamo preoccuparci di compiere la volontà del Padre. Noi dobbiamo entrare nell’ottica che Dio non vuole il male, il male è opera dell’uomo e Dio rispetta la libertà dell’uomo.
Allora il cristiano, per combattere il male, deve preoccuparsi di compiere la volontà del Padre ed insegnare questo agli altri, specialmente ai ragazzi ed ai giovani.
Questa è la vera pastorale vocazionale. Insegnare ai giovani ed ai ragazzi che, se desiderano essere felici, dovranno – ogni giorno – chiedersi: Signore che cosa vuoi tu che io faccia?. La stessa domanda è bene che ogni cristiano se la ponga, perché è importante manifestare la felicità che nasce dalle proprie scelte: preti, suore, laici felici delle loro scelte, questo contagia.
Alle volte ci si chiede come mai alcuni che lavorano da decine d’anni con i giovani non sono riusciti a trasmettere loro la vocazione alla quale sono stati chiamati. Io penso che nella pastorale giovanile queste persone trasmettono loro stesse, hanno imparato alcune parole e gesti a memoria. infatti quando poi, dal ministero itinerante e occasionale, si trovano a lavorare nel ministero parrocchiale, si scopre il trucco e si rivela la loro incapacità. Un’altra causa di questi fallimenti potrebbe anche essere che queste persone siano in posti in cui non sono stati chiamati dal Signore, ma sono andati avanti perché non sapevano che cosa fare nella vita e con stratagemmi sono riusciti a giungere all’ordinazione presbiterale. Poi, ogni tanto si scoprono scandali, che i loro amici cercano subito di coprire, ma andrebbero letti come un grido di dolore e una richiesta d’aiuto da parte di questi disadattati, che avendosi costruito una falsa fama, pochi intuiscono e, questi pochi vengono ancora messi a tacere.
È importante affidare la pastorale vocazionale a persone felici della loro scelta: i giovani sono molto colpiti da preti, monaci e suore felici, non arrivisti, non preoccupati di perdere la fama, ma cristiani servitori della Parola di cui sono uditori quotidianamente.
Buona domenica.
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