Seconda domenica di Pasqua C

da | Apr 4, 2013 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Seconda domenica di Pasqua C
Di p. Giorgio Bontempi c.m.
Atti 5,12 – 16
Dal Salmo 117
Apocalisse 1,9 – 11a.12 – 13.17 – 19
Giovanni 20,19 – 31

 

Lectio

Il vangelo di Giovanni, come tutti gli altri scritti attribuiti al suddetto apostolo sono testi datati tra il 90 e il 120 d. C. Per questo sono destinati ad una comunità ormai strutturata, che inizia ad avere contatti con le prime eresie, che hanno caratterizzato i primi secoli di cristianesimo, centrate sulla persona di Gesù di Nazareth e, specialmente sulla sua natura umana e divina.
Infatti il brano del vangelo, propostoci in questa domenica, sottolinea che non bisogna più cercare il corpo di Gesù di Nazareth, perché questi, dopo la sua risurrezione, vive un’altra dimensione: quella del paradiso. Egli siede alla destra del Padre. Nello stesso tempo, l’autore del vangelo di Giovanni sottolinea che colui che è risorto è lo stesso che è stato crocifisso. Questo perché, nel mondo greco – romano era facilissimo confondere il Risorto con uno degli dei della loro mitologia, tanto è vero che ad Atene nell’areopago Paolo troverà l’iscrizione al dio ignoto, per cui – per gli antichi – un dio in più e un dio in meno non costituiva un problema.
Ecco perché la prima generazione cristiana si è subito preoccupata di chiarire la situazione: Cristo non è simile agli dei e il Risorto è lo stesso che è stato crocifisso.
Questi lo incontriamo vivo nel prossimo e lo celebriamo nell’eucaristia.
Meditatio

Riprendiamo il discorso dall’ultima frase della Lectio: Questi lo incontriamo vivo nel prossimo e lo celebriamo nell’eucaristia.
È fondamentale incontrare il Risorto, per celebrarlo con verità nell’eucaristia e in tutta la liturgia. Perché?
Perché si passa dalla fede come il fidarsi di Dio, che si porta dentro la paura del: ma alla fine tutto sarà vero? Alla fede come esperienza, che ha alla base l’incontro con una persona. Attenzione! Non siamo sul piano dell’incontro con Cristo in cui si parla nelle meditazioni classiche o in certi esercizi spirituali, in cui il predicatore – preoccupato di essere richiamato a predicare e quindi di costruirsi una fama di predicatore, si tiene sempre molto sul vago, con lo scopo di piacere a tutti e di non disturbare nessuno: quelle meditazioni che la gente afferma che non servono a nessuno – qui si tratta dell’incontro reale con il Risorto. Della stessa esperienza che hanno avuto gli apostoli e i nostri santi: san Vincenzo, santa Luisa, san Francesco, san Domenico, don Bosco ecc. Quando si afferma: Cristo è veramente risorto, si afferma una realtà.
Come si giunge a tale esperienza? Ogni giorno è necessario ricordare che in ogni persona che incontriamo c’è il Risorto. Affermare questo non significa dire: facciamo finta che nel prossimo ci sia il Risorto. No! Il Risorto è realmente presente.
L’incontro con il Risorto rende veramente liberi nei rapporti con gli altri, perché ci da la certezza dell’esistenza di Cristo, della bontà del Padre (questa domenica è anche chiamata, dal alcuni anni, domenica della divina misericordia, perché ricorda l’amore gratuito del Padre) e l’azione dello Spirito santo che guida la Chiesa e la storia; ci offre la certezza che esiste il paradiso, che ci andremo – non per nostro merito – ma per l’amore gratuito del Padre, e che questo è la cosa più importante della vita.
Ecco quali conseguenze ha l’aver incontrato il Risorto!
Inoltre questo incontro, come ho scritto sopra, ci rende liberi nei nostri rapporti con gli altri: ci permette di aiutare tutti, di non odiare nessuno, ma ci infonde quel coraggio di chi, come Paolo, non ha nulla da perdere. Per questo coloro che hanno incontrato il Risorto, hanno il coraggio di denunciare il male, la corruzione, tutto ciò che colpisce i poveri. Non interessa loro di perdere la fama, il ruolo, perché hanno incontrato il Risorto.
Auguro a ciascuno di voi, di cuore, d’incontrare il Risorto, per vincere la paura di perdere la fama, l’onorabilità, il potere acquisito, per essere veramente liberi, e celebrare con verità l’eucaristia, dove il Risorto è presente nell’assemblea celebrante, nella Parola proclamata, nel pane e nel vino, tramutati dallo Spirito santo in Cristo risorto. In ogni celebrazione, con parole e gesti, noi diciamo tutto quello che ho scritto in questa meditazione.

Buona continuazione del Tempo pasquale che ci accompagnerà fino alla solennità della Pentecoste.

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