Neemia 8,2 – 4a.5 – 6.8 – 10
Dal Salmo 18
1 Corinzi 12,12 – 31a
Luca 1,1 – 4; 4,14 – 21

Lectio

Il vangelo intende dimostrare come è all’interno della comunità che s’incontra Dio. La comunità è fondamentale, sia nell’Antico Testamento che nel Nuovo.
Gesù si manifesta come Israelita osservante e di sabato, nella sinagoga annuncia – anche se in modo implicito la sua identità. Questo non in privato, ma di fronte alla comunità durante la liturgia festiva, per dimostrare anche che è il popolo d’Israele che s’incontra con Dio, prima come comunità e, soltanto in seguito come singole persone (1 lettura).
Invece la seconda lettura è una catechesi sul senso della comunità cristiana. Il cristianesimo non è personale ma comunitario per sua natura, (2 lettura) perché il Signore, scegliendo i dodici, intendeva fondare un nuovo popolo di Dio che sorgeva dalla sua incarnazione, morte e risurrezione. Questo i capi del popolo ebraico lo capirono subito e questa fu una delle motivazioni per cui condannarono a morte Gesù.

Meditatio

Il cristianesimo non è un fatto personale, ma comunitario. Infatti dal giorno del nostro battesimo, noi siamo entrati a far parte della chiesa che, secondo san Paolo, è l’insieme dei battezzati.
Dopo il Concilio Vaticano II si è riscoperto il ruolo dei battezzati come popolo di Dio.
Nella chiesa ogni cristiano deve compiere la volontà del Padre, come lo invita il vangelo. Tale volontà si compie in due modi: il primo accogliendo il Signore nel volto dei fratelli, specialmente in quello dei poveri; il secondo è quello di ascoltare la voce dello Spirito, per comprendere quale sia il posto che il Padre ci ha assegnato (la vocazione) per servire la chiesa. Soltanto così, non ostante le difficoltà che s’incontrano nella vita, sia fisiche, sia morali, saremo persone felici, perché al nostro posto. Naturalmente è necessario – per discernere la voce dello Spirito – una guida spirituale in linea con il concetto di Dio, di chiesa, di liturgia che emerge dai documenti del Concilio Vaticano II.

Buona domenica.