Terza domenica di avvento C, di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Dic 13, 2012 | La Parola per la Chiesa | 1 commento

Sofonia 3,14 – 18
Isaia 12, 2 – 6
Filippesi 4,4 – 7
Luca 3,10 – 18


Lectio

Nel brano del vangelo di questa domenica emerge la preoccupazione di rispondere alla domanda: Giovanni non era il Messia, ma soltanto un operatore per annunciarne la venuta.
Infatti in molti avevano pensato che il Battista fosse il Messia. Egli proponeva un battesimo diverso da quello che si adottava comunemente e che serviva come abluzione. Il battesimo di Giovanni consisteva nell’immersione totale della persona nell’acqua corrente del Giordano, per significare che, colui che era battezzato doveva intraprendere una conversione radicale. Questo è il significato delle risposte che il Battista da ai suoi interlocutori.
Infatti i pubblicani (= gli esattori delle tasse al soldo di Roma) non dovevano più rubare, perché – coperti dallo Stato – riuscivano a ricavare dall’erario cifre esorbitanti in loro favore. Invece i soldati, oltre a ricevere lo stipendio, con la violenza, ottenevano denaro, preziosi, animali ai danni dei contadini e dei pastori.
Potremmo dire che Giovanni intendeva come primo passo della conversione radicale, che preparava all’avvento del messia, la sincerità e la giustizia.
Un mondo in cui questi valori sono vissuti e quindi costituiscono la formazione di una società in cui la gioia della condivisione diventa naturale è il quadro proposto sia nella prima che nella seconda lettura.

Meditatio

Alla terza domenica di Avvento scrutiamo il nostro cuore per vedere in quale misura viviamo ciò che Giovanni propone nel brano evangelico: la sincerità e la giustizia.
Questi due valori qualche volta tra noi cristiani sono trascurati. Infatti troviamo persone bugiarde: si tratta di coloro che con una facilità sorprendente cambiano le carte in tavola, negano l’evidenza e….quello che è triste è che nessuno ha il coraggio di “denunciare” la situazione e, se qual’ora ci fosse chi avesse questo coraggio, è “radiato” dalla maggioranza che, dietro le spalle dice che queste persone sono bugiarde, ma non ha il coraggio di affermarlo in pubblico. Così, coloro che hanno questo comportamento peccano due volte: una per la mormorazione, perché la mancanza di coraggio fa diventare ciò che dicono mormorazione, la seconda perché, se una persona bugiarda ha delle responsabilità direttive, con le sue menzogne farà soffrire altri che non potranno difendersi a causa della loro situazione, esempio: una persona che ha bisogno di lavorare e viene sfruttata perché non pagata in rapporto alle ore lavorative, non protesterà, per timore di perdere il lavoro. Ora coloro che tacciono, sono responsabili di fronte a Dio di questo sfruttamento, e la Scrittura lo considera un peccato grave, pari a chi lo commette, perché chi tace, o non s’informa bene, acconsente.
L’altro punto è la giustizia: qualche volta anche nella Chiesa non c’è giustizia perché è composta da persone fallibili. Anche in questo caso, quando sono compiuti atti d’ingiustizia: si giudica le persone senza ascoltarle: processo sommario. Sia chi compie questi atti, sia chi tace, sia chi giudica per sentito dire e chi ascolta una sola campana è colpevole.
Nel prepararci al Natale esaminiamoci su questi punti. Altrimenti il Natale verrà, ma sarà soltanto poesia e consumismo e noi ci lamenteremo, in realtà – con i comportamenti sopra enunciati – avremo contribuito a che il Natale continui a perdere il suo significato.

Buona domenica.

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1 commento

  1. Maria chiara

    Rev.do Padre Giorgio,
    sono di nuovo Mary:
    ho deciso che non leggerò più i suoi commenti domenicali.
    Tempo fa l’avevo invitata ad uscire dalla piega moralistica-esame di coscienza,(che devono fare sempre e solo gli altri),ma vedo che è più forte di lei,proprio non ci riesce,peccato.
    Il suo è il solito disco, mi dispiace….
    Dio si incarna in questa umanità. non in quella “già tutta santa” e viene a portarci una PAROLA di VITA.
    Lei mi porta solo parole da Antico Testamento.
    Auguri per un sereno Natale.

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