XXXII Domenica del Tempo Ordinario B

da | Nov 9, 2012 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Trentaduesima domenica del Tempo Ordinario B di P. Giorgio Bontempi c.m.

1Re 17,10 – 16
Dal Salmo 145
Ebrei 9,24 – 28
Marco 12,38 – 44

Lectio

È nota la polemica condotta all’interno dei vangeli nei confronti di scribi, farisei e dottori della legge. La pericope attuale ne riporta uno dei passi più accesi.
Infatti l’autore del vangelo di Marco pone l’accento su problema dell’essere e del sembrare. Gli oppositori al messaggio proposto da Gesù hanno la preoccupazione di sembrare giusti e osservanti. Invece il vangelo nota come sia importante essere più che sembrare.
Gesù sottolinea come, nel nuovo popolo di Dio, la Chiesa, i cristiani devono guardarsi dall’arrivismo, dalla ricerca del potere, dalla bramosia del mostrarsi generosi, bravi, religiosi ecc…
I cristiani dovranno essere come la povera vedova: pronti a dare tutto per compiere la volontà del Padre, sull’esempio di Gesù. Essi dovranno essere profeti tra la gente e ascoltare i profeti, come la vedova di cui si parla nella prima lettura. I cristiani, infine, dovranno porre il Signore Gesù come unico e solo mediatore tra Dio e gli uomini. La prima generazione cristiana era giunta ad affermare che: « […] noi non abbiamo ne tempio, ne sacerdote, ne offerta, perché Cristo è il tempio, il sacerdote e l’offerta». Questa tesi provocò la persecuzione degli imperatori romani verso i cristiani, perché ritenuti atei. Infatti, nell’impero, non era concepita una religione che non possedesse un tempio, servito da una classe sacerdotale, che presiedesse ai sacrifici.

Meditatio

Il monito del vangelo rivolto alle comunità cristiane di guardarsi dal potere e dall’arrivismo sarà sempre attuale. Infatti questo tarlo è spesso all’origine delle tensioni che si manifestano all’interno della Chiesa.
Chi non ricorda occasioni che ha vissuto all’interno delle comunità parrocchiali, o delle associazioni cattoliche – in questa sede, non intendo parlare del mondo che vive al di fuori della Chiesa – o anche di comunità religiose, in cui appaiono persone che, essendo schiave del complesso d’inferiorità, tendono ad occupare i primi posti, a non osservare il principio di sussidiarietà e a inserirsi dappertutto, creando tensioni e malumori. D’altro canto, purtroppo si deve fare anche i conti con l’atteggiamento degli altri che, vittime di un’educazione cattolica che, mal interpretando l’inno alla carità (cfr. 1 Corinzi), spesso tacciono, non prendono posizione e lasciano che queste persone, psicologicamente deboli, prendano sempre più piede e conducano alla distruzione progetti indirizzati all’evangelizzazione e alla carità.
Il modello che si propone in contrasto all’arrivismo e all’abuso di potere è Cristo che, secondo l’inno proposto nella lettera agli Efesini, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce.
L’atteggiamento della seconda persona della SS.ma Trinità, che ha preso il corpo umano in Gesù di Nazareth dimostra come, nella vita, le persone che abbiamo amato, che ci proponiamo di seguire come maestri, sono proprio coloro che ci hanno amato gratuitamente, servendoci per amore, essendo presenti nei nostri momenti tristi, in cui la vita si fa dura, pronti a dare per noi la vita.
Con la nostra fermezza e la nostra carità aiutiamo quei fratelli che, non avendo avuto esperienza di amore gratuito, hanno commesso gli errori degli scribi, dei farisei e dei dottori della legge di evangelica memoria.

Buona domenica.

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