XXXI domenica del Tempo Ordinario B

da | Nov 7, 2012 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Trentunesima domenica del Tempo Ordinario B
Di p. Giorgio Bontempi c.m.
Deuteronomio 6,2 – 6
Dal Salmo 17
Ebrei 7, 23 – 28
Marco 12,28b – 34

Lectio

Il libro del Deuteronomio, chiamato anche della seconda legge, perché fu redatto al ritorno dall’esilio dalla classe sacerdotale ebraica, fa parte del Pentateuco, dal greco penta (= cinque), infatti il Pentateuco è composto dai primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Questa raccolta è denominata dagli Ebrei la Legge.
L’autore di ognuno di questi libri è ignoto. Prima che si avviassero gli studi biblici, con i metodi storico – scientifici, i nostri padri credevano che l’autore del Pentateuco fosse Mosé.
I libri del Pentateuco sono scritti teologici, questo significa che non narrano dei fatti cronologicamente avvenuti, come è nostra abitudine, quando leggiamo la cronaca dei quotidiani, oppure quando l’apprendiamo dai vari telegiornali, o radiogiornali. Il Pentateuco è stato scritto per rispondere alle domande fondamentali della vita quotidiana: da dove veniamo? Dove andiamo? Qual è il senso del male che è nel mondo?

Alla luce di queste domande possiamo comprendere meglio il messaggio della prima lettura, tratto dal deuteronomio.
L’uomo è stato creato da Dio, per osservare la sua legge. Se ubbidirà al comando del Dio dei padri, la sua vita trascorrerà nella ricchezza e nella prosperità. Altrimenti precipiterà nella miseria materiale e morale. In questo modo Israele aveva risolto il problema del male, del dolore e della malattia. Questa filosofia sarà messa in discussione dalla predicazione di Gesù.

Nel vangelo, lo scriba che si avvicina a Gesù e lo interroga, rappresenta l’insoddisfazione del popolo ebraico, nei confronti della logica che era sottintesa nei precetti della legge di Mosè.
Ecco che il vangelo supera la legge di Mosè per quanto concerne il concetto di prossimo. Infatti il prossimo, per l’ebreo era l’altro e solo l’altro ebreo. Per il Signore il prossimo è ogni persona (cfr. la parabola del Buon samaritano).

Il vangelo infatti pone il dito sulla piaga: non è l’osservanza che salva, ma il compiere la volontà del Padre, l’essere attenti a ciò che il Signore vuole da noi, l’essere attenti alla profezia e non essere cocciuti nel conservare.

Meditatio

Il cristiano dev’essere attento al Signore che passa, affinché Dio ci faccia scoprire il metodo per evangelizzare la nostra società: questo è compiere la sua volontà. Infatti per compiere la volontà del Padre è necessario saper cogliere la presenza di Cristo come unico e solo mediatore tra l’uomo e Dio. È necessario che il cristiano si scopra come Chiesa: popolo regale, gente santa, stirpe sacerdotale, in tensione verso il Padre.
La vita umana ha senso se è orientata verso Dio e, questo Dio lo s’incontra nel volto del prossimo, per vivere una carità effettiva, che significa anche saper correggere il fratello e alle volte procurargli dolore per farlo ravvedere, qual’ora l’arroganza, l’autoritarismo, l’autoreferenzialismo ecc…abbiano occupato il suo cuore.
Anche se tale correzione fraterna potrebbe anche costar cara a colui che la deve offrire…..!
Buona domenica.

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