XXIII domenica del Tempo Ordinario B

da | Nov 16, 2012 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Trentatreesima domenica del Tempo Ordinario B,
di p. Giorgio Bontempi c.m.

Daniele, 12,1 – 3
Dal Salmo 15
Ebrei 10,11 – 14.18
Marco 13,24 – 32

Lectio

La bibbia non ci offre alcuna informazione su come o su quando il mondo e il cosmo finirà.
Il brano del vangelo di questa domenica va inserito nel contesto dell’attesa del ritorno del Signore nella gloria dei cieli che permeava la prima generazione cristiana, sottoposta alla persecuzione – prima da parte del giudaismo e poi da parte dell’impero romano -, e che aveva interpretato la distruzione del tempio di Gerusalemme, da parte dei romani, come il castigo di Dio, per non aver accolto il Signore che, nonostante la persecuzione, era sempre al fianco della chiesa. Questo aiuto non mancherà mai al nuovo popolo di Dio, nata dalla morte e risurrezione di Cristo, unico e solo mediatore tra Dio e gli uomini, come ricorda la lettera agli ebrei.
Un concetto simile si trova anche all’interno della prima lettura, tratta dal libro di Daniele, redatto durante l’esilio che Israele visse a Babilonia. Infatti in Daniele il Dio d’Israele manifesta la sua potenza, bontà e protezione nei riguardi del suo popolo, che non dovrà temere alcuna potenza, neppure quella di Babilonia.

Meditatio

Oggi nella produzione cinematografica e letteraria troviamo molto materiale nel genere Horror, riguardante la fine dei tempi: nulla di più falso.
Il cristiano sa che per ogni persona la fine dei tempi giunge con la morte del corpo umano, dopodiché per ciascuno inizia la vita eterna.
Infatti ci troveremo di fronte a Dio, ma non al dio giustizia infinita, bensì di fronte al Dio abbà, annunciato da Gesù Cristo.
Nessuno potrà rifiutare l’Abbà, chi rifiuta Dio, non rifiuta l’Abbà, ma le caricature di Dio che ha trovato nella letteratura e che – bisogna essere onesti – gli ha trasmesso anche la Chiesa.
Quante volte e specialmente prima del Concilio Vaticano II la Chiesa ha trasmesso l’immagine di dio giustizia infinita, l’immagine del dio della paura, del divieto, del dio verso cui ci si doveva sforzare per attirarci la sua bontà; l’immagine del dio che dovevamo amare, che era lassù e che ci controllava.
Oggi stiamo ricuperando il vero volto di Dio: quello del Padre; quello annunciato nel vangelo da Gesù; il Dio che desidera ardentemente che ogni persona entri nella sua gloria. Questo significa che in paradiso non ci si entra per i nostri meriti, ma perché siamo amati gratuitamente da Dio.
È quel Dio che ci aspetta, dinnanzi al quale ci renderemo conto dei nostri limiti, che ci hanno impedito di vivere in pienezza il vangelo e di vivere in pienezza in l’armonia con le altre persone. Di fronte al Padre sarà naturale ammettere le nostre colpe e avere gratuitamente da lui aperto il paradiso. Questo lo dobbiamo sperare, oltre che per noi anche per tutti.
Il paradiso è la vita che ognuno di noi sogna. In paradiso andremo noi, non il nostro fantasma o il nostro spirito: noi; in paradiso ritroveremo i nostri cari, ci riconosceremo e i rapporti saranno come quelli all’interno della santissima Trinità, perché non ci sarà più nessun limite umano.
Buona domenica.

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