Pubblichiamo l’intervento di mons. Cristoforo Palmieri CM,. Vescovo di Rreshen (Albania), al Sinodo dei Vescovi…
Santo Padre, carissimi tutti,
Con questo mio breve intervento, non presumo offrire alcunché di nuovo, ne di più quanto già è stato scrutato e detto sui testi che stiamo meditando.
Vorrei soltanto comunicarvi alcuni mie preoccupazioni, gioie e speranze, in comunione con i fratelli vescovi della stessa conferenza che rappresento.
Vogliate accoglierle nel vostro cuore e sollevarle come meglio potrete.
Vengo da un paese, l’Albania, dove il popolo è stato esposto al ludibrio del potere “comunista ateo” che, per più di quarant’anni, ha tentato di asservire all’ideologia chiunque credesse in Dio: preti, suore, laici.
Quando nel ‘93, col cadere del regime, ci si è trovati davanti a un cumulo di macerie, non solo delle strutture (chiese, cimiteri e altro spazio pastorale), ridotte a luoghi per servizi statali o ricreativi e, peggio ancora, e dinanzi a uomini ridotti a credere più in nessuno e niente: Dio, Chiesa.
L’evangelizzazione, come primo annunzio per chi, nel frattempo, era nato e cresciuto senza aver mai saputo niente di Dio se non visto qualche gesto cristiano fatto di nascosto dagli anziani, o la rievangelizzazione di questi, ad intra, e di evangelizzazione diciamo ad extra, verso i fratelli musulmani che portavano e portano ancora radici cristiane, si rivelava e si rivela urgente e grave più che mai e più che altrove: nessun regime comunista aveva osato definirsi ateo.
Certo non ci è mancata la testimonianza di Madre Teresa nell’essere segno della carità di Cristo; non ci manca la raccolta dei primi frutti di una evangelizzazione già avviata, ma manchiamo ancora di molte cose e prima fra tutte vediamo urgente e necessario un insieme di operatori pastorali particolarmente addetti ad un annuncio più capillare, metodico e continuativo del Vangelo: sacerdoti zelanti, istruiti, capaci di sacrificio, più vicini al popolo e solo per amore e con amore, fossero essi locali o dono di altre chiese sorelle, al fine di non continuare ad avere molti battezzati e poco evangelizzati.
Ci aspettiamo da questo sinodo delle indicazioni stimolanti e metodi nuovi per sentirei tutti sospinti e impegnati a predicare a tempo opportuno e non, con amore e con sacrifici, richiesti anche a causa delle difficoltà viarie, per la dispersione geografica della popolazione che rende più difficili gli incontri e le aggregazioni, oltre che dalla povertà della stessa popolazione.
La messe non è poca e anzi in parte già pronta, solo che, ripeto, mancano operai sufficienti per mieterla, e questo anche tra non pochi fratelli musulmani, con i quali si vive ancora in buona armonia, si nota un certo desiderio di accogliere la parola del Vangelo, conquistati come sono dalla testimonianza dei missionari, preti e suore, per la loro opera di carità.
Gli insegnamenti del Concilio Vaticano II che solo dopo 50 anni dalla sua celebrazione ci verranno consegnati in lingua albanese, speriamo ci rendano più familiari anche con la parola della Chiesa.
La preghiera, di quanti tra voi vorranno farsi carico anche dei nostri problemi, ci sostenga.
Che il sangue dei martiri uccisi durante il regime comunista, per quaranta dei quali il processo di beatificazione è già a buon punto pressola Congregazioneper le cause dei Santi, sia anche per noi in Albania:
risveglio di vita cristiana,
desiderio di rendere più profonde, illuminate e convinte le ragioni della fede al fine anche di colmare il vuoto creato negli anni della dittatura;
ci renda missionari verso quanti sono lontani.
Possala Chiesatutta, di quanti cioè sono maggiormente responsabili davanti a Dio e all’annuncio del Vangelo, vedere presto la nascita di una nuova umanità, di un uomo nuovo, e non certo come quello che presumeva creare la dittatura comunista, un uomo cioè senza Dio, senza Chiesa e quindi del tutto inconsistente in se stesso, ma di quello creato secondo Dio nella giustizia e nella santità.
+ S.E.R.ma Cristoforo Palmieri
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