XXVI domenica del Tempo Ordinario B

da | Set 28, 2012 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

XXVI domenica del Tempo Ordinario B

Di p. Giorgio Bontempi c.m.

Numeri 11,25 – 29

Dal Salmo 18

Giacomo 5,1- 6

Marco 9,38 – 45.47 – 48

 

 

Lectio

Il vangelo di Marco pone alla nostra attenzione tre punti importanti: il primo è quello di comprendere che lo Spirito santo parla ed opera attraverso le persone e gli avvenimenti che ritiene opportuni per il messaggio che vuole trasmettere. Questo significa che lo Spirito santo non è legato a nulla e a nessuno ma, come dice la Scrittura, lo Spirito soffia dove vuole…..

Il secondo punto, sempre sottolineato dal vangelo di questa domenica è l’attenzione ai piccoli. I piccoli, nel linguaggio evangelico, non sono soltanto i bambini, ma tutti coloro che fanno fatica a seguire il Signore: pubblicani, prostitute, pescatori ecc…, tutte le categorie poste ai margini del popolo d’Israele.

Scribi, farisei, dottori della legge, con il loro comportamento non coerente scandalizzavano il popolo. Per il vangelo tale colpa significa il fallimento della propria vita. La Geenna era il torrente che scorreva lungo le mura di Gerusalemme, sulle cui rive si ammassava la discarica, su cui c’era sempre il fuoco acceso, per distruggere l’immondizia. Su questo quadro la teologia medievale ha costruito l’inferno.

Il terzo punto: il vangelo vuole solo dire che, tutta la persona umana ha senso se vive secondo la parola di Dio, altrimenti fallisce la vita, non da senso al suo essere persona, svanisce come una cosa che brucia nel fuoco.

 

Le altre due letture seguono il filo rosso del vangelo: la prima il discorso sull’agire di Dio, la seconda su come una persona che pone nella ricchezza materiale lo scopo della vita, la vanifica e la vive con stoltezza, senza conoscere l’amore gratuito che ne è il motore, ma regolerà il rapporto con gli altri, soltanto sul denaro e sull’apparenza.

 

Meditatio

In occasione dell’entrata in paradiso del grande vescovo Carlo Maria Martini (a me piace definire così la morte di una persona, perché Dio è amore), abbiamo toccato con mano l’integralismo di coloro che pensano che lo Spirito santo agisca soltanto all’interno di alcune frange della chiesa cattolica ed esclusivamente in quelle.

Infatti, molti di voi ricorderanno le farneticanti parole di Antonio Socci, apparse su Libero, lo scorso 1 settembre, dal titolo: Io non sono martiniano, sono cattolico. Cosa possiamo fare per l’anima di Carlo Maria Martini e anche sottolineare come, le tesi calunniose di Socci, siano state fatte proprie da C.L. – il suo movimento di appartenenza, perché non sono state da questo smentite, anzi, il capo di C.L., ha cercato di mascherare le calunnie – scritte in precedenza – nella lettera che egli – Julian Carron, aveva scritto nella lettera al Nunzio in Italia, che il Regno ha pubblicato, recentemente con un articolo apparso su il Corriere della sera il giorno dopo la celebrazione delle solenni esequie di Martini. Qualcuno dalla Curia Generalizia dei gesuiti ha affermato: ma almeno avesse avuto il buon gusto di tacere…!!

Queste posizioni farneticanti, hanno scandalizzato i piccoli. Molti hanno provato disgusto e si sono chiesti come sia possibile che, nella chiesa, vivano persone così…

Naturalmente è necessario far comprendere che la chiesa è condotta dallo Spirito, ma che è – nello stesso tempo composta da uomini…

È, allo stesso tempo, necessario illuminare i cristiani su quali siano le vie rette: seguire il Signore che, a costo della sua vita, ci ha fatto conoscere il vero volto di Dio: quello del Padre.

Il Padre che ama ogni persona di amore infinito, questo è il motivo per cui il cristiano, deve, non può, chinarsi su i fratelli che hanno bisogno, senza guardare alla razza o alla religione.

Il cristiano deve denunziare ogni abuso nei confronti dei poveri: di potere, di denaro, di dignità.

Carlo Maria Martini ci ha lasciato un esempio, tramite la sua vita, vissuta al servizio della parola di Dio, di come un cristiano debba testimoniare nella nostra cultura il vangelo.

 

Buona domenica.

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