XXI domenica del Tempo Ordinario B
Di p. Giorgio Bontempi c.m.
Giosuè 24,1 – 2a.15 – 17.18b
Dal Salmo 33
Efesini 5, 21 – 32
Giovanni 6, 60 – 69
Lectio
Il Dio di Gesù Cristo è l’Abba, il papà dell’umanità, quel Dio che, per primo, si dona agli uomini. Gli ebrei invece avevano in mente il Dio dei padri, a cui erano abituati ad obbedire, a cui erano stati abituati a eseguire i suoi ordini pena il castigo più terribile.
Nella prima lettura è descritta una delle prima liturgie celebrate dal popolo: l’assemblea di Sichem, in cui Israele giura fedeltà a Yavhè, ricordando che da lui è stato liberato dall’Egitto, si tratta del Dio dei patriarchi: Abramo, Isacco e Giacobbe. Il popolo non è abituato ad essere amato gratuitamente da Dio, ma è abituato ad essere retribuito da Dio per la fedeltà accodatagli.
Quando Gesù presenta il Padre, l’Abbà, per gli ebrei è uno scandalo, no è per loro concepibile un Dio che ami gratuitamente e per primo l’uomo, senza chiedere nulla in contraccambio!
Ecco perché il discorso di Gesù è duro. Ma la comunità cristiana, rappresentata dai discepoli, che ha incontrato il Risorto, sa – per esperienza – che soltanto la sequela di Gesù, può riempire di senso la vita umana, in prospettiva di quella eterna.
Meditatio
Il Concilio Vaticano secondo promosse gli studi biblici e promulgò la riforma liturgica, questo ha permesso alle comunità cristiane di tornare alla Tradizione con la T maiuscola, quella dei primi quattro secoli.
Il Concilio ci ha permesso di poter sapere che cosa veramente dice un testo biblico, perché oggi abbiamo la possibilità di comprenderne il linguaggio e di contestualizzarlo nell’ambiente in cui è stato redatto e sapere a quali domande intende offrire una risposta.
In ambito liturgico, invece, abbiamo scoperto come si celebrava nei primi due secoli. Oggi le nostre celebrazioni eucaristiche, ricalcano quello schema. Ho scritto tante altre volte che, la Messa della riforma liturgica è quella descritta nelle Apologie da san Giustino martire nel 150 d.C., per cui è la Messa antica.
Tutto questo discorso è per dire che, tramite queste scoperte, oggi possiamo dire che Dio è papà, genitore, che parla al cuore di tutti e che fa tutto il possibile e anche l’impossibile, perché l’umanità di tutti i tempi entri nel suo paradiso.
Per chi è duro oggi questo linguaggio? Per i famosi cristiani tristi. A cui è indispensabile che Dio sia giustizia infinita; a cui è indispensabile che Dio punisca i cattivi e premi i buoni.
Per queste persone un dio così è fondamentale, perché loro non amano dio, ma gli ubbidiscono, come ubbidiscono ai loro capi senza discutere e così tarpano la vita, non ragionano, ma ubbidiscono, non dialogano, ma ordinano!
Questo porta alla condanna di quelli, anche all’interno della Chiesa, che non la pensano come loro. Nascondono questa grande tristezza, dietro ad un’obbedienza acritica al Papa, idolatrandone la personalità.
Per questi cristiani tristi: che si nascondono dietro la politica, il denaro, il potere ed i gradi incontri, che devono occupare gli schermi dei media, il discorso di Cristo è duro!!
Buona domenica.
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