XIX domenica del Tempo Ordinario B

da | Ago 11, 2012 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

XIX domenica del Tempo Ordinario B

Di p. Giorgio Bontempi c.m.

1Re 19,4 – 8

Dal Salmo 33

Efesini 4,30 – 5,2

Giovanni,41 – 51

 

 

 

Lectio

Gesù, supportandosi con la parola di Dio, si proclama Figlio di Dio e pane per la vita. Infatti, come il pane è l’alimento fondamentale per la vita biologica dell’uomo, così Cristo – definito il pane vero – lo è per la via spirituale e…anche biologica!

Gli ebrei del tempo non riescono ad accettare che il Dio d’Israele, si possa essere incarnato in Gesù di Nazareth, il figlio del falegname che ha vissuto trent’anni da persona qualsiasi, perché hanno le loro certezze, che ormai li rendono prigionieri dell’osservanza della legge di Mosè, tanto da non essere capaci, prima di ascoltare la voce di Dio, che parlò a loro per mezzo dei profeti e poi per mezzo di Gesù di Nazareth.

 

Infatti, se i connazionali di Cristo avessero compreso il messaggio degli antichi profeti, ad esempio ciò che la prima lettura narra su Elia, non avrebbero fatto fatica ad accettare il messaggio evangelico.

 

Il Signore provvede al vero profeta, rimasto solo, perché ha avuto il coraggio di opporsi all’autorità costituita, nel nostro caso, il re d’Israele, per essere fedele alla volontà di Dio.

 

Essere fedeli alla volontà di Dio è vivere nella Chiesa secondo i dettami della lettera agli Efesini e, al contrario, è vivere in contrasto alla volontà del Padre, con le conseguenze negative che ne derivano.

 

Meditatio

Cristo è il pane vero? Cioè, la logica del vangelo è quella che fa vivere le nostre comunità parrocchiali? Le nostre comunità religiose ecc…? Se sì, allora potremmo dire che Cristo è il pane vero, altrimenti s’innesca la logica da cui me mette in guardia la lettera agli Efesini: compaiono l’asprezza: il modo di trattare l’altro, specialmente il collaboratore laico, quando si mettono in luce i suoi errori con compiacimento; lo sdegno: quando ci si arroga il compito di giudicare, e poi si scopre che siamo tra coloro che hanno scheletri nell’armadio….

 

Invece si dovrebbe costruire comunità in cui ogni persona si senta chiesa, possa mettere a frutto le qualità avute dallo Spirito santo; comunità in cui coloro che sbagliano, o per debolezza, o per vizio, o per una natura che non li ha dotati della sensibilità normale (pulsioni sessuali verso il proprio sesso), siano aiutati a portare questo fardello gravoso e non siano invece coperti e, indirettamente spronati a continuare a precorrere vie sbagliate, con il rischio, ormai provabilissimo, di venire scoperti e rendere l’ennesimo pessimo servizio alla Chiesa di fronte all’opinione pubblica.

Solo se le nostre comunità si nutriranno di Cristo pane vero – cioè se metteranno in pratica quello che celebreranno – e liturgia e carità diverranno le due facce di una sola medaglia la Chiesa potrà risplendere sul monte, come la lampada di evangelica memoria. Allora potremo dire con certezza di essere dei veri adoratori del Padre in spirito e verità, perché la nostra preoccupazione maggiore sarà quella di compiere la sua volontà.

 

Buona domenica.

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