XIII domenica del Tempo Ordinario B

da | Giu 30, 2012 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Tredicesima domenica del Tempo Ordinario B

Di p. Giorgio Bontempi c.m.

Sapienza 1,13 – 15; 2,23 – 24

Dal Salmo 29

2 Corinzi 8,7.9.13 – 15

Marco 5,21 – 43

 

 

Lectio

L’autore del vangelo più antico, quello di Marco, espone in questi due miracoli la predicazione di Gesù, riguardante il Dio della vita: il Padre. Si tratta di un Dio vicino all’umanità, che ha voluto condividerne la vita e anche il dolore e la morte.

Due donne, due esseri inferiori per la cultura ebraica, per di più malate e quindi maledette da Dio che, tramite il loro dolore, faceva scontare loro i peccati commessi.

Queste persone, relegate ai margini del popolo eletto, sono da Gesù poste al centro del suo interesse: egli guarisce l’una e risuscita l’altra.

Per questo il vangelo pone due domande implicite: chi può guarire istantaneamente un malato? Chi può risuscitare un morto? Solo Dio. Dunque Gesù di Nazaret che ha guarito l’emorroissa e risuscitato la figlia di Giairo è Dio!

 

Il concetto del Dio della vita, il Dio che ama l’uomo e che non desidera la sua rovina era già inserito nella letteratura sapienziale (cfr. prima lettura), naturalmente La predicazione di Gesù ha posto questo aspetto come preminente.

Il Dio della vita, il Dio Padre si ama, mettendo in pratica l’attenzione agli altri, specialmente nei confronti di coloro che soffrono, come fecero i cristiani di Corinto, che istituirono una colletta in favore della comunità cristiana di Gerusalemme che era in necessità economica.

 

 

Meditatio

Gesù, interessandosi degli ultimi della società ebraica, ricorda alla chiesa e ad ogni cristiano che l’impegno nella carità non è un’opzione o un impegno che si prendono i gruppi caritativi o le persone che hanno tempo, ma è un dovere battesimale. Significa che, se un cristiano non s’impegna nell’aiuto ai poveri (ci sono tanti modi per rispondere a questo dovere) non può dirsi cristiano. Infatti che cristiano sarebbe uno che, sulla strada che da Gerusalemme a Gerico, non si curi del malcapitato? La parabola citata chiude con il comando: va e anche tu comportati come si è comportato il buon samaritano!!

Fare il contrario significherebbe rinnegare il vangelo; affermare che Cristo non è risorto; dire che la vita è una – quella umana – e che non ce n’è un’altra, che non esiste la vita eterna….

Comportarsi contrariamente al vangelo significa anche, che possiamo appropriarci del bene compiuto, mentre questo è opera dello Spirito. Appropriarci dei meriti dello Spirito santo, ci confina all’ultimo posto nella cena di evangelica memoria. Come sta capitando a Milano per alcuni dell’integralismo cattolico, che si sono fatti i paladini della verità, si sono definiti cristiani tutti di un pezzo ed ora si trovano a sprofondare nelle sabbie mobili dello scandalo della sanità lombarda..

Buona domenica.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

VinFlix

VFO