Corpo e Sangue di Cristo B

da | Giu 9, 2012 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Corpo e Sangue di Cristo B

Solennità

Di p. Giorgio Bontempi c.m.

Esodo 24,3 – 8

Dal Salmo 115

Ebrei 9,11 – 15

Marco 14,12 – 16.22 – 26

 

Breve nota storica

 

La solennità del Corpo e Sangue di Cristo nasce in seguito al risveglio della devozione eucaristica che si attuò nel XII secolo, focalizzandosi sulla Presenza Reale. Poi nel 1247 si ebbero, a Liegi, anche le visione di Giuliana Cornillon, monaca agostiniana.

La piètà eucaristica, focalizzata sulla presenza reale, ebbe la sua ragione nel fatto che, si andava ormai a sentire la Messa e non più a celebrare l’Eucaristia, come oggi noi possiamo fare avendo recuperato, tramite la promulgazione della Riforma liturgica del Concilio Vaticano II, il modo di celebrare come Chiesa, che si attuava nei primi secoli.

 

 

Lectio

Il racconto – tratto dal libro dell’Esodo – riporta una celebrazione del popolo d’Israele per la stipulazione dell’alleanza con Dio. Ricordo che il termine alleanza, nel significato biblico, significa: Dio che si auto comunica al popolo e questi risponde con la fede e l’obbedienza alla parola.

Notiamo come sia una assemblea riunita,in cui si espletano i vari ruoli: la presidenza, l’animazione del canto; il dialogo ecc.., ad essere soggetto della celebrazione.

Al centro del rito (rito è un evento che si celebra in una data e con regole precise, seguendo paradigma del linguaggio verbale e non verbale) c’è la presenza di Dio che si rivela al suo popolo.

Mosè e la classe sacerdotale sono i mediatori tra il popolo e Dio. Qui sta la differenza tra il rapporto con Dio instaurato nel popolo ebraico e il rapporto con Dio instaurato da Gesù di Nazareth.

Gesù insegna che Dio è Abbà (papà) e che – per mezzo di lui si è rivelato agli uomini. Per questo si deve pregare come Padre nostro, cioè padre di tutti gli uomini: questa è la nuova Alleanza!

La celebrazione dell’eucaristia è il livello più alto dell’espressione di questa nuova Alleanza: Cristo c’insegna che amare Dio equivale a compiere la sua volontà, per offrirci servi per amore dei fratelli. Questo costituisce la felicità nella vita umana, la costruzione della casa sulla roccia. Questo ci permette di non deprimerci, di non scandalizzarci, di fronte al male, alle ingiustizie, alla falsità che emerge con l’inganno, facendo vittime tra i poveri e gli’indifesi.

 

Meditatio

Il Concilio Vaticano II, con la promulgazione della riforma liturgica, ci ha riportato alla messa antica. Con questo termine mi riferisco alla celebrazione eucaristica che descrive, nel 150 d.C, san Giustino martire nelle Apologie: un libretto che si può trovare nelle librerie religiose a pochi euro e che sarebbe bene avere nella propria biblioteca.

Giustino tratta della celebrazione domenicale dell’eucaristia in cui si notano subito alcune caratteristiche fondamentali: si celebrava in lingua volgare, e il soggetto della celebrazione era l’Assemblea.

Inoltre possiamo notare come le varie parti della celebrazione eucaristica rispecchino la messa che celebriamo oggi.

Quindi la messa antica, come ho già fatto notare altre volte, è quella secondo il rito della riforma liturgica.

Ancora una volta l’ignoranza teologica e liturgica degli ambienti tradizionalisti è cosa lampante.

Detto questo ci potremmo chiedere come viviamo le nostre celebrazioni eucaristiche? Come le prepariamo? Con che cura attendiamo alla pulizia e al decoro libri liturgici, dei paramenti, delle suppellettili?

Le nostre comunità parrocchiali sono attive? Lettori, cantori, accoliti, ministri straordinari della comunione eucaristica? Quale collaborazione c’è tra queste componenti, affinché nelle nostre liturgie il Vivente, Cristo risorto, appaia come centro della liturgia?

Ricordiamoci che una comunità parrocchiale si fotografa nelle sue celebrazioni: celebrazioni semplici e solenni, molto curate = comunità viva, che si prende cura degli ultimi, dei ragazzi, dei giovani; un ambiente in cui si collabora, si discute, c’è amicizia, apertura, solidarietà.

Celebrazioni sciatte, mal curate, trasandate, dove il parroco, o per incapacità di coinvolgere, o per vana gloria, si pone al centro della situazione = comunità morta, in cui l’individualismo e la ripetitività è di prassi. Comunità monocorde, in cui non c’è libertà di espressione, non c’è unità nella diversità. Un ambiente destinato a morire.

 

Buona domenica.

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