Domenica di Pentecoste B

da | Mag 26, 2012 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Domenica di Pentecoste B

Solennità

Di p. Giorgio Bontempi c.m.

Atti 2,1 – 11

Dal Salmo 103

Galati 5,16 – 25

Giovanni 15,26 – 27; 16,12 – 15

 

 

La festa di Pentecoste

 

Pentecoste (da pentekostè eméra = cinquantesimo giorno): la festa agricola della mietitura, che presso gli ebrei si celebrava cinquanta giorni dopo la pasqua.

In seguito vi si aggiunse la memoria della promulgazione della legge sinaitica. In ambiente cristiano diventa il momento conclusivo del Tempo pasquale.

 

Lectio

 

Il vangelo, proposto in questa solennità che chiude il Tempo pasquale mostra la situazione dei discepoli prima della risurrezione: questi non capivano chi fosse Gesù di Nazareth. Anche Giuda non sapeva di “tradire” il figlio di Dio, ma pensava che, una punizione, avrebbe contribuito a “far mettere la testa a posto” a Gesù.

Il brano degli Atti degli apostoli, ci mostra la chiesa dopo l’esperienza dell’incontro con il Risorto. Si tratta di una comunità che riconosce nei segni delle Scritture – il vento e il fuoco – la presenza dello Spirito.

Quello che cambia dal paradigma ebraico nell’intendere la presenza di Dio, che era limitata al popolo d’Israele, è l’universalità è l’amore di Dio che Gesù ha presentato come padre di tutti che parla nel cuore di tutti. Ognuno – dopo la risurrezione di Cristo – potrà cogliere la voce di Dio nel proprio cuore, nella propria lingua: Dio è tutto in tutti.

Per questo l’Apostolo sollecita i galati a “camminare secondo lo Spirito”, cioè ad ascoltarne la voce e seguirne gli impulsi, perché la Chiesa è condotta dallo Spirito santo ecco perché, nonostante i suoi limiti, causati dalla pochezza delle persone che sono al suo interno, la Chiesa cammina lungo i secoli come la casa costruita sulla roccia, che nulla e nessuno potrà mai far crollare.

 

Meditatio

 

Dopo il Concilio Vaticano II si sta ricuperando l’immagine della terza persona della Trinità: lo Spirito santo. Questa è molto positivo.

Il rischio è quello di pregare lo Spirito perché mantenga in vita gli “schemi” che abbiamo in testa e che sono duri a morire.

Un riscontro di questo è la continua e incessante preghiera che sale a Dio per le vocazioni ad essere preti, suore, monaci ecc…Eppure non ci sono mai state così poche vocazioni come nel periodo in cui viviamo nella chiesa occidentale.

 

Credo che, quando si prega lo Spirito santo sia necessario chiedergli di infonderci il coraggio dì intraprendere le vie che egli ci indica e che, alle volte, possono essere diverse da quelle che abbiamo costruito noi, oppure da quelle che ormai hanno fatto il loro tempo.

 

Comprendo che è impegnativo ascoltare e seguire lo Spirito, come lo fu per gli ebrei che seguivano Mosè nel deserto, con la tentazione sempre presente di tornare in Egitto. Così come fu difficile, per gli antichi profeti e per i loro discepoli, seguire lo Spirito.

Anche oggi, come allora, c’è la tentazione di “voltarsi indietro”: tornare alle cerimonie preconciliari, tornare a “dir Messa” con il rito di Pio V (1500); tornare ad aver “gruppi di elite”; dividere il mondo in buoni e cattivi, credenti e non credenti, cattolici e cattocomunisti…..

Ma lo Spirito, che guida la Chiesa, ci ricorda – ogni giorno – che il Dio, annunciato da Cristo è Abbà, il padre amoroso di tutti; ci ricorda che la Chiesa non ha nemici, perché l’Abbà ha solo figli; ci ricorda che la Chiesa deve farsi eco dell’amore del Padre e deve farsi eco della voce dei poveri.

 

Auguro a tutti di saper ascoltare ogni giorno la voce dello Spirito.

 

Buona Pentecoste.

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