Di p. Giorgio Bontempi c.m.
Atti 4,8 – 12
Dal Salmo 117
1 Giovanni 3,1 – 2
Giovanni 10,11 – 18
Lectio
Gesù ha vissuto con gli abitanti dei paesi poverissimi che si affacciavano sul lago di Tiberiade, chiamato “il mare”, il cui sostentamento era basato sull’agricoltura e sulla pastorizia. Egli, nella sua predicazione, ha riportato esempi di vita quotidiana di quella gente, che era dissanguata dalle tasse impostegli da Erode, che governava come vassallo di Roma.
Il brano del vangelo, proclamato in questa domenica, dev’essere inserita in quel contesto.
Gesù si definisce “buon pastore”, perché, come tale, difende le pecore e per loro darà la vita.
Le pecore non sono soltanto gli appartenenti al popolo ebraico, ma tutti gli uomini. I “mercenari” sono i capi del popolo ebraico e i governanti dei popoli: i re e l’imperatore romano. Infatti per i “capi delle nazioni” hanno a cuore, non il bene dei sudditi, ma il loro interesse, da raggiungere con ogni mezzo.
L’atteggiamento di Gesù è espressione dell’amore del Padre che è Dio! (Vangelo).
L’insegnamento di Gesù è esposto dalla prima predicazione degli apostoli e della prima comunità cristiana, che attribuisce a lui tutti i successi che sono a lei attribuiti. (prima lettura).
L’incontro con il Risorto offre alla prima comunità cristiana la forza per vivere durante la persecuzione, che gli ebrei hanno scatenato contro di lei, usando il potere romano. (seconda lettura).
Meditatio
Tutti siamo i “pastori” degli altri. Infatti ognuno di noi – se pensa – si rende conto che ha persone che guardano a lui, al suo esempio: in famiglia, in parrocchia, tra amici, nell’ambiente di lavoro…..
È importante che il cristiano si renda conto di questa realtà.
Allora ci domandiamo: qual è il rapporto che abbiamo con gli altri, specialmente quando occupiamo posti di responsabilità?
Siamo persone a cui interessa di più l’essere o il sembrare?
Sapete c’era un capo che difese strenuamente una persona indifendibile, a causa delle colpe commesse. Le persone si chiesero il perché di tale atteggiamento: alcuni pensarono che il capo fosse veramente interessato alla salute morale del suo collaboratore, altri che il capo fosse all’oscuro di alcune vicende e che facesse fatica a credere anche ai testimoni oculari.
Poi giunse un tale, che conosceva bene il capo: che disse che a questi, del suddito che era accusato di colpe gravi, in realtà non gli importava nulla, ma per lui era fondamentale apparire come il capo migliore agli occhi delle autorità superiori.
Preghiamo il Signore che questo non accada mai a noi.
Buona domenica.
Carissima Mary, mi dispiace che tu mi abbia paragonato a p. Livio Fanzaga, perché io mi ritengo all’opposto. Ti chiedo scusa se, ti ho provocato quanto mi scrivi, non è mia intenzione giudicare nessuno. Non esiste la parabola del capo e del suddito indifendibile, è un esempio che io ho portato. I miei riferimenti sono sempre a fatti avvenuti. Ti ringrazio per i tuoi rilievi. E’ vero che il vangelo è buona notizia, ma è anche un “libro” pericoloso….per questo è necessario, in un mometo come il presente, in cui si cerca di “adombrare il Concilio Vaticano II” essere chiari e guidare il popolo di Dio, perché non cada in balia di falsi profeti, capisco che questo può non piacere. Comunque grazie, perché significa che in qualche modo la mia lectio ti ha colpito e questo è molto positivo. Ti auguro ogni bee e…scrivi, quando non ti è chiaro qualcosa. Ancora grazie. P. Giorgio Bontempi c.m.
Da alcuni mesi seguo la sua lectio e meditazione sul Vangelo domenicale.Inizialmente mi piaceva,ma ultimamente trovo i suoi commenti alla “don Livio” di Radio Maria,quello che fa “terrorismo religioso” alla radio,con i suoi ripetuti accenni al diavolo,all’inferno,al peccato.
Io ritengo il Vangelo una “buona notizia”,che mi stimola a vivere con entusiasmo,il resto viene da sè,senza dover sempre giudicare il prossimo.
Ho anche cercato nel Vangelo la parabola “del capo e del suddito indifendibile”,a cui fa riferimento in questa domenica del pastore,posso avere i riferimenti per capirne il messaggio?
Grazie
Mary