Quinta domenica di Quaresima B

da | Mar 24, 2012 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Quinta domenica di Quaresima B

Di p. Giorgio Bontempi c.m.

Geremia 31,31 – 34

Dal Salmo 50

Ebrei 5,7 – 9

Giovanni 12,20 – 33

 

 

Lectio

 

Nel linguaggio del Nuovo Testamento con il vocabolo “Greco” s’intende, o il pagano, oppure il giudeo di origine pagana. Nel nostro caso si tratta della seconda accezione: giudei di origine pagana, che provenivano da fuori della Palestina ed erano giunti a Gerusalemme per celebrare la Pasqua.

Il quarto vangelo mette in risalto alcuni aspetti:

coloro che arrivano da fuori della terra promessa vogliono “vedere Gesù”, al contrario di quelli che vivono “con Gesù ogni giorno”, che non solo lo ignorano, ma cercano di ucciderlo.

Inoltre Giovanni chiarisce l’identità di Gesù. Questi non è il messia atteso: il condottiero, colui che dovrà liberare Israele, con le armi, dal dominio di Roma. Egli, invece è il servo sofferente annunciato dai profeti. Sarà proprio per questo che riceverà onore dal Padre.

Questo onore è l’ultimo posto: la croce, che diventerà il primo!

Israele non comprende questo linguaggio, perché è irretito nelle sue tradizioni.

Con la morte e risurrezione del Signore s’instaura la nuova ed eterna alleanza. Ricordo che, con il termine alleanza s’intende l’autocomunicazione di Dio all’uomo e questi risponde a Dio con la fede e l’ascolto della Parola.

Ora, nella nuova alleanza Dio è conosciuto con la sua vera identità: egli è Padre, egli è amore. È di questa alleanza che parla Geremia nella prima lettura.

Il modello di persona che risponde a Dio con la fede e l’obbedienza alla Parola è Gesù di Nazareth, come ci è presentato nella seconda lettura.

 

Meditatio

 

Gesù si presenta come il chicco di grano che muore e porta molto frutto!

È una visione che può spaventare. Infatti questa filosofia terrorizzò scribi, farisei e dottori della legge: Gesù non poteva essere il messia atteso, perché questi avrebbe dovuto – diremmo oggi – sconfiggere e convertire i mussulmani, tutti coloro che combattono la chiesa, tutti quelli che non vivono secondo la retta fede, i cattocomunismi ecc…

 

Invece Cristo si propone come chicco di grano che marcisce nel terreno, per produrre frutto!!

In quale misura siamo disposti ad essere anche noi chicco di grano che muore?

Non si tratta di far ritornare in vita l’epoca dei fioretti e delle rinunce artefatte di un tempo che, anche se compiute in buona fede, hanno contribuito a spaccare la persona in umana e pseudo spirituale, producendo schizzofrenici.

Qui si tratta della vera penitenza.

Oggi viviamo, all’interno della chiesa un periodo di recessione riguardo allo spirito del Concilio vaticano II: c’è il tentativo di “annacquare” la riforma liturgica, con l’indulto di “dire Messa” secondo il rito di Pio V; c’è il tentativo di riportare la chiesa ad essere solo “gerarchia” e non popolo di Dio, in cui tutti sono chiesa e ogni cristiano la serve secondo la vocazione ricevuta. Poi ci sono gli scandali nel clero dove, ancora alcuni, per fortuna ormai solo alcuni, vescovi e superiori maggiori che, per la loro gloria: per dimostrare “al mondo” che la loro diocesi o la loro Provincia religiosa è la migliore, “coprono o non indagano nel giusto modo” i fratelli che cadono in questi peccati e che, proprio nella loro condizione di miseria, chiedono loro, anche se inconsciamente – perché spesso si tratta di persone malate – l’aiuto che solo un vescovo o un superiore provinciale o generale può offrire.

 

Ecco: dopo questo quadro che cosa dire? Che cosa dire? La cosa più bella: la chiesa è condotta dallo Spirito e quindi? E quindi, non ostante il quadro dipinto sopra resta la sposa amata, la casa fondata sulla roccia, la Gerusalemme celeste. È questo l’ottimismo che deve albergare nel cuore del cristiano.

 

Ma la condizione indispensabile per coltivare nel cuore tale ottimismo è quella di essere disposti ad essere chicco di grano che marcisce: ad essere messi “all’ultimo posto, a credere – perché si è incontrato il Risorto nei poveri – che gli ultimi saranno i primi; che lo spirito del Concilio riuscirà a permeare la chiesa; che i giovani torneranno ad ascoltare la voce della chiesa che parlerà loro, non tramite le false sicurezze del tradizionalismo o di movimenti ecclesiali che sono più politici che ecclesiali. Questa è la vera certezza.

Buona domenica.

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