Quarta domenica di Quaresima B
Di p. Giorgio Bontempi c.m.
2 Cronache 36,14 – 16.19 – 23
Dal Salmo 136
Efesini 2,4 – 10
Giovanni 3, 14 – 21
Lectio
L’esilio è interpretato come il castigo che Dio ha comminato al popolo d’Israele, perché non ha ascoltato i profeti che consigliavano i suoi re a stringere alleanza con gli Assiro babilonesi, contro l’Egitto. Questi invece fecero il contrario: si allearono con gli Egiziani. Dopo la vittoria di Nabuccodonosor, re di Babilonia, le “teste pensanti” tra gli israeliti furono deportate a Babilonia.
Quando Ciro, re di Persia, sconfisse i babilonesi e concesse agli Ebrei di far rientro in patria, questi fu visto come un messia inviato da Dio per salvare il suo popolo.
Il vangelo di Giovanni propone a Nicodemo – figura d’Israele – il Dio di Gesù Cristo: il Padre, che non è vendicativo ma, dato il suo amore per l’umanità, è intenzionato a ad escogitare ogni mezzo per portare gli uomini in paradiso.
Il quarto vangelo, però, è molto duro con il popolo d’Israele. Infatti vede che questi non si è convertito alla predicazione del Signore e, per questo motivo, si autocondanna a vivere nelle tenebre.
Infatti, rifiutando il battesimo, che nella prima comunità cristiana era chiamato illuminazione, Israele si condanna alla cecità.
L’autore di questo vangelo dimentica le parole di perdono di Gesù sulla croce, in favore dei capi del popolo ebraico, autori della sua crocifissione: Padre perdona loro…
Meditatio
È molto importante, per un cristiano, avere in mente il giusto concetto di Dio, perché – altrimenti – rischia di vivere negativamente il suo rapporto con Dio.
Questo rischio è piuttosto diffuso tra i nostri cristiani: si pensa a Dio in un rapporto di dare ed avere; si pensa a Dio in un rapporto d’impegno ad amarlo: sforzarsi di amare Dio; prima del Concilio Vaticano II più o meno si pensava così: l’umanità è stata condannata dal peccato di Adamo ed Eva. Dio ha mandato il suo Figlio che, con la sua morte e risurrezione, ha pagato il nostro debito. Ora per coloro che sbagliano non esiste più remissione, perché Dio più di quello che ha fatto non poteva fare…..! Per cui, coloro che moriranno senza pentimento (= leggi senza essersi confessati e aver ricevuto l’assoluzione) saranno condannati alla pena eterna (= inferno).
Invece il giusto rapporto con Dio è quello del figlio con il padre: Dio è genitore, coloro che hanno figli comprendono che cosa intendo dire….
È il Padre che ci ama per primo – questo è il significato della parola alleanza – egli ci ama senza attendersi il contraccambio. Il Padre desidera profondamente che l’umanità di tutti i tempi entri nella sua gloria (= leggi in paradiso).
Gesù ha accettato di vivere la nostra vita in pieno, non ha giocato a fare l’uomo, con il cervello di Dio. Egli ha voluto sottomerttersi alla nostra natura, condividerla in tutto e per tutto. So che a qualche buon cattolico praticante, digerire questo concetto diventa un po’ pesante, soprattutto se appartiene a qualche movimento integralista arrabbiato, pronto a mandare all’inferno i nemici della chiesa e i cattocomunismi. Ma deve farsene anche lui una ragione: Cristo ha voluto condividere il nostro essere persone umane, limitate, fallibili, con i nostri limiti e questo per amore!
Infatti il suo messaggio consiste nella scoperta del Padre, che ci ama di amore infinito; il suo messaggio consiste nel farci comprendere che la nostra felicità si trova nel compiere la volontà del Padre il quale ci attende nella sua gloria: non dimentichiamo mai che la vita non è tolta ma trasformata!
Buona domenica
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