Settima domenica del Tempo Ordinario B
Di p. Giorgio Bontempi c.m.
Isaia, 43, 18 – 19.21 – 22.24b – 25
Dal Salmo 40
2 Corinzi 1, 18 – 22
Marco 2,1 – 12
Lectio
In queste sei domeniche della prima parte del Tempo Ordinario, iniziata con la festa del Battesimo del Signore – la seconda parte comincerà il lunedì seguente la solennità della Pentecoste e terminerà il sabato precedente la prima domenica di Avvento -, è stato proclamato il vangelo di Marco. In questi testi abbiamo seguito il cammino della costituzione della prima comunità cristiana (II e III domenica) e l’attività del nuovo popolo di Dio: la chiesa, nei confronti dei poveri, seguendo l’esempio del suo Signore (IV – V – VI – VII domenica).
Infatti, in ogni brano evangelico proclamato nella liturgia eucaristica delle ultime quattro domeniche, al centro è posta una persona il difficoltà: l’indemoniato (IV T.O.); la suocera di Pietro malata (V T.O.); il lebbroso (VI T.O.); il paralitico (VII T.O.).
In ogni pericope, l’autore del vangelo si pone la stessa domanda: «chi può guarire, sanare ecc.. all’istante? Soltanto Dio. Ora, se Gesù di Nazareth compie tali cose, Gesù di Nazareth è Dio! »
Nel brano, riguardante il paralitico, è esplicito che – ad ogni costo – i presenti desiderano portarlo da Gesù. Questo significa porlo al centro della comunità.
Noi sappiamo, invece che in Israele vigeva il sistema contrario: il malato, il malcapitato erano ritenuti tali, perché la loro sofferenza era l’espiazione dei loro peccati, perché si riteneva che il peccato si contraesse con il solo toccare i peccatori, per di più – nel caso della lebbra c’era anche il pericolo di contrarre la malattia e di morire.
Tramite l’atteggiamento di Gesù il vangelo afferma il contrario: la nuova comunità sarà credibile nella misura in cui si prenderà cura dei poveri, degli ultimi.
Meditatio
Anche in questo brano di vangelo si potrebbero avere alcune letture.
La prima è quella in cui la persona in difficoltà è posta al centro, nel posto d’onore, quello di fronte al Signore ed è da lui guarita.
Questo atteggiamento esprime, come la chiesa, ed in essa ogni battezzato ha il dovere di prendersi cura del povero, del malato, dell’ultimo, di coloro che sono sfruttati in ogni senso ed assumerne la difesa, costi quel che costi. Dico questo perché, quando i soprusi o le molestie sono compiute da intoccabili, da parte del cristiano è necessario molto coraggio, perché il rischio di ritorsioni da parte degli accusati, spesso coperti dal potere, è un rischio reale!!
L’incontro con il Risorto da questo coraggio!
Una seconda lettura può essere quella battesimale. Il paralitico è figura dell’uomo vecchio che, data la sua situazione, non è ancora in grado di seguire il Signore. Però, dopo aver riconosciuto la propria situazione di malattia e chiesto al Signore di essere guarito e, compiuto il cammino di guarigione (l’iniziazione cristiana), nella veglia pasquale scende nell’acqua del fonte battesimale e risale dall’altro lato, è un uomo nuovo, una persona che cammina dietro al suo Signore, che insegna a lui a compiere la volontà del Padre. Di questo Dio che ama l’uomo di amore gratuito.
Il prossimo mercoledì inizierà la santa Quaresima.
Buona domenica.
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