Quinta domenica del Tempo Ordinario A
Di p. Giorgio Bontempi c.m.
Giobbe 7,1 – 4.6 – 7.
Dal Salmo 146
1Corinzi 9,16 – 19.22 – 23
Marco 1,29 – 39
Lectio
Anche in questa domenica il vangelo di Marco ci ripropone la domanda fondamentale: «chi può guarire all’istante una persona dal male? Solo Dio. Dunque, se Gesù di Nazareth è in grado di guarire all’istante una persona dal male significa che egli è Dio!»
Inoltre nel testo evangelico notiamo Gesù che è uscito dalla sinagoga ed è entrato in casa. Al momento della redazione del vangelo “uscire dalla sinagoga” era sinonimo di liberazione dalla tradizione ebraica. “Entrare nella casa” era sinonimo di entrare nella Chiesa” per celebrare l’Eucaristia. Infatti i cristiani della prima generazione, si riunivano nelle case nel giorno del Signore per celebrare l’Eucaristia.
Ora celebrare l’Eucaristia significa affermare con parole e gesti che il Signore è il Vivente in mezzo a noi e che lo riconosceremo nel prossimo e, in modo particolare, in coloro che soffrono: nei poveri.
Ecco il Significato della guarigione della suocera di Pietro.
La miracolata è anche segno dell’uomo nuovo, dell’illuminato, della persona che ha ricevuto il battesimo e, di conseguenza, ha cambiato mentalità: si mette a servire. Si pone in ascolto della volontà del Signore.
Gesù insegna che è lo Spirito che opera in lui, ecco perché non vuole che si pubblicizzino le sue gesta, ma si ritira in disparte, in preghiera, per poter accogliere ciò che il Padre vuole da Lui.
Il Cristo è il modello a cui s’ispirano la prima e la seconda lettura.
Meditatio
Il libro di Giobbe è stato redatto, per rispondere alla domanda: «perché il giusto soffre?»
Gli ebrei erano convinti che la ragione della sofferenza fosse la pena per il peccato commesso. Però ci sia accorge che non sempre è così, ma la sofferenza colpisce anche le persone giuste.
Giusto, nel linguaggio ebraico, è colui che compie la volontà del Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Giusto è colui che si preoccupa quotidianamente di osservare la Legge di Mosè.
Abramo, Isacco, Giacobbe, i profeti, Noè erano giusti.
Ora l’autore del libro di Giobbe, che non narra fatti accaduti, ma è un libro teologico, che – come abbiamo detto sopra – intende risolvere il problema del male, afferma che il giusto, anche nella sofferenza, accetta il volere di Dio, perché sa che soltanto così raggiungerà la sua gioia.
Ora Cristo è la figura del giusto per eccellenza. A lui s’ispira l’apostolo Paolo. Infatti egli ha compreso che l’essere annunciatore del vangelo è un dono ricevuto da Dio, è un servizio reso alla chiesa. Per questo l’Apostolo si guarda bene dal vantarsi della riuscita della sua predicazione, perché ha compreso che è lo Spirito che si serve di lui, per annunciare il Vangelo.
Anche noi dobbiamo ricordare questo, perché altrimenti si corre il rischio d’incappare nei più grandi fallimenti, perché, anche nella predicazione del Vangelo, si può insuperbire o “recitare una parte”. Un mio amico, riguardo ad un predicatore che non vedeva da vent’anni circa, sottolineò che l’aveva sentito parlare ed atteggiarsi come vent’anni prima, come se stesse recitando una parte di un copione. Io chiamo questi predicatori gente da flash. Cioè persone che si recano in un posto, recitano la parte, poi vanno in un altro dopo parecchio tempo e ripetono la parte, anche brillantemente ma…….la pastorale ordinaria ne rivela l’inconsistenza, il tempo brucia questi pseudo spirituali quando sono costretti a svolgere il loro ministero in una parrocchia, o in un posto che esige un certa continuità.
Buona domenica.
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