Seconda domenica del Tempo Ordinario B
Di p. Giorgio Bontempi c.m.
1 Samuele 3, 3b – 10.19
Dal Salmo 39
1 Corinzi 6,13c – 15a.17 – 20
Giovanni 1,35 – 42
Introduzione
È iniziata la prima parte del Tempo Ordinario che ci accompagnerà fino al martedì precedente le sante ceneri.
In questa scansione dell’anno liturgico ci è riproposto l’impegno quotidiano a vivere il vangelo. Infatti nei tempi forti (Avvento – Natale – Quaresima – Pasqua), verifichiamo la nostra vita cristiana su punti ben precisi (es. in Avvento: il Signore viene. Quando? Ogni giorno. Dove? Nel volto del fratello: lo accolgo?), mentre nel Tempo Ordinario si vivono i vari aspetti proposti nei tempi forti, nella ferialità della vita. Questo ci ricorda che anche il Signore Gesù ha accolto la volontà del Padre vivendo trent’anni a Nazareth in una famiglia qualunque, lavorando nella bottega del falegname, senza che alcuno si accorgesse della sua identità divina.
Lectio
L’autore del vangelo di Giovanni puntualizza come Gesù sia superiore a Giovanni, fino al punto che il Precursore lo indica ai suoi discepoli come Messia, in modo che i suoi discepoli lo abbandonino per seguire Gesù.
Il vangelo sottolinea un orario, per indicare come il tempo, che scorre inesorabilmente, possa diventare tempo di salvezza, se è usato come mezzo per seguire la volontà di Dio.
La chiamata dei discepoli non è una chiamata di speciale consacrazione (non esistono speciali consacrazioni), si tratta della chiamata a seguire il Signore, diremmo oggi è la chiamata al battesimo, unica e sola consacrazione!!
Entrare nella casa del Signore significa far parte della sua comunità, della sua intimità, della Chiesa. Il cambio del nome, riferito a Simone, indica il cambio di mentalità: con il battesimo il cristiano, divenuto uomo nuovo, ragiona secondo la logica evangelica.
Infatti smette di essere schiavo delle cose materiali e anche del piacere sessuale fine a se stesso, ma le usa con libertà e per il bene del prossimo. (2 lettura).
La felicità della persona umana consiste nel rispondere, prima alla vocazione battesimale, poi nel conoscere il posto che dovrà occupare all’interno del popolo di Dio. (1 lettura).
Meditatio
La nostra felicità consiste nel compiere la volontà del Padre, perché questa è stata anche la felicità di Gesù di Nazareth.
Egli ci ha insegnato proprio questo: ti sentirai realizzato soltanto se risponderai alla chiamata del Padre.
Oggi data la scarsità di vocazioni, anche per il matrimonio cristiano (vedi il numero alto di convivenze), ci sono alcuni che sostengono che è il Signore che chiama e noi dobbiamo soltanto stare alla finestra ad aspettare. Questa tesi mi sembra quella esposta nella favola di Esopo della Volpe e l’uva in cui, siccome la volpe non riusciva a prendere l’uva data l’altezza dei tralci, ad un certo punto disse “[…] tanto è acerba!”.
È vero il Signore chiama, sempre e in continuazione, ma la Scrittura ci ricorda che è necessaria la figura dell’intermediario (padre spirituale; guida spirituale; confessore..) che insegni al cristiano, come discernere per comprendere la volontà del Padre.
Questo importante servizio ecclesiale deve essere svolto con gioia. Colui che guida dev’essere un cristiano felice!! Un cristiano contento del posto che occupa nella chiesa, un cristiano convinto che di servire; un cristiano che – ogni giorno – incontra il Risorto nei fratelli. Un cristiano a cui non importa conservare la fama, ma che importa essere testimone della verità. Un cristiano che non s’intimorisce per paura, che non si annulla sotto l’omertà della prudenza e della diplomazia!
Ecco il cristiano felice che sarà d’aiuto ai giovani per discernere la volontà del Padre e che non si servirà di essi per emergere, costruirsi una falsa fama, per apparire ciò che non è.
Siamo cristiani felici!
Buona domenica!
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