Quarta domenica del Tempo Ordinario B

da | Gen 28, 2012 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Quarta domenica del Tempo Ordinario B

Di p. Giorgio Bontempi c.m.

Deuteronomio 18,15 – 20

Dal Salmo 94

1 Corinzi 7,32 – 35

Marco 1,21 – 28

 

 

Lectio

Il vangelo di Marco pone una domanda fondamentale: «chi può liberare dal demonio? Soltanto Dio. Dunque se Gesù di Nazareth libera una persona dal potere del male, significa che Gesù di Nazareth è Dio!»

È questo potere che Gesù possiede che gli permette di agire con autorità, si tratta dell’autorevolezza del profeta – colui che si preoccupa di compiere la volontà di Dio (1 lettura). Il vangelo sottolinea come la volontà di Dio, che è abbà (papà) è quella di prendersi cura di coloro che si trovano in una situazione dolorosa, fisicamente o moralmente, cercando di porvi rimedio e non, come era in uso in Israele, di abbandonarli alla loro sorte, perché ritenuti peccatori che, attraverso il dolore, scontavano i peccati commessi. Questa è la dottrina nuova che Gesù insegna al popolo di Dio.

La seconda lettura è debitrice della mentalità di Paolo che, in alcuni passi della sua predicazione, pone il sacramento del matrimonio nella sua giusta luce. Questa visione ha causato molti equivoci nella teologica cattolica lungo i secoli.

 

 

 

Meditatio

Ogni cristiano dovrebbe essere profeta tra la gente: preoccuparsi di compiere la volontà del Padre.

Ogni cristiano dovrebbe insegnare con autorità, tramite la testimonianza di servizio e di carità, verso il Signore, povero ed umile, che incontra ogni giorno nel volto dei fratelli che sono in difficoltà materiali e spirituali.

La chiesa, comunità di battezzati, ponendo al centro il povero – com’è scritto nel brano del vangelo propostoci nella liturgia eucaristica di questa domenica – diventa credibile nella sua predicazione. Soltanto così la vita cristiana diventa autorevole e non si riduce a un fatto culturale o ad una ripetizione di tradizioni, che alimentano il folklore, ma non parlano più alle giovani generazioni.

Invece, per quanto riguarda la seconda lettura: il Concilio a riscoperto il matrimonio come la chiamata a sposarsi nel Signore. Questo significa che, anche al donna sposata, perché battezzata deve preoccuparsi delle cose del Signore.

Infatti gli sposi, come coppia, debbono ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio, come ogni cristiano. Dal momento che si è sposi, il Signore chiama la coppia a seguirlo. Allora la vita matrimoniale deve essere vissuta secondo il vangelo (= preoccuparsi delle cose del Signore); la vita genitoriale deve essere vissuta secondo il vangelo (= preoccuparsi delle cose del Signore), perché il matrimonio è la vocazione a servire il Signore, nella chiesa, come sposi e come genitori. Tale vocazione non è seconda a quella del monaco, del frate, del prete.

Buona domenica

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