Quarta domenica di Avvento B

da | Dic 17, 2011 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Quarta domenica di Avvento B

Di p. Giorgio Bontempi

2 Samuele 7,1 -5.8b – 12a.16

Dal Salmo 88

Romani 16,25 – 27

Luca 1,26 – 38

 

 

Lectio

 

Nessuno può contenere Dio, nessuno può “costruire una casa a Dio”, perché egli è il totalmente Altro, questo è il messaggio che la prima lettura di questa quarta domenica di avvento ci consegna. Dio è imprevedibile ed inafferrabile. La nascita di Gesù di Nazareth nella famiglia del falegname ne è la prova.

 

Il vangelo di Luca non intende descrivere come è nato Gesù, ma chi è colui che è nato.

Infatti l’autore del vangelo, per giungere al suo scopo, usa il modello delle grandi nascite dell’Antico Testamento: la donna o la coppia in difficoltà che prega Dio. Egli appare sotto forma di angelo e preannuncia alla donna o alla coppia la nascita di un figlio, che sarà una figura eminente il Israele, per condurre il popolo a percorrere le strade che il loro Dio ha tracciato. Possiamo confrontare – a tal proposito – la nascita di Isacco, di Samuele e di Giovanni il Battista e ritroveremo il modello, adottato dal Luca, per narrare la nascita di Gesù.

 

Meditatio

 

Chi e colui che è nato? Il vangelo risponde: è colui di cui hanno profetizzato gli antichi profeti, è colui che è stato annunciato da Giovanni, dunque è colui che ha vissuto secondo la volontà del Dio dei padri: Abramo, Isacco e Giacobbe. Che cosa ne ha fatto di Gesù di Nazareth il popolo santo di Dio? Lo ha perseguitato e lo ha ucciso. Quindi il popolo santo di Dio, Israele, non è più tale ma è sostituito dal nuovo popolo: la comunità cristiana.

 

Questo è il messaggio del Natale: accogliere colui che è nato. Ma che cosa significa? Significa entrare nella logica del Vangelo, ragionare secondo il vangelo, servire il Cristo Risorto nel volto del prossimo.

Intendiamoci bene servire, significa servire!!

Servire significa che tutto quello che compiamo di bello, di buono dobbiamo riconoscerlo come opera dello Spirito Santo e non come opera nostra.

Direbbe san Vincenzo de Paoli che un pane e un brodo possono darlo tutti….ma, il cristiano con il suo amore deve farsi perdonare il pane che da al povero.

Siamo a livelli altissimi di vita cristiana, ma è a tali mete che un battezzato deve mirare, altrimenti anche il servizio ai poveri diventa proprietà privata. Lo si nota quando si scoprono situazioni in cui ci sono persone che si sono stabilite in posti da cui nessuno le smuove, persone che si sono ormai assuefatte ad un modus vivendi, refrattarie ad ogni progetto di cambiamento. In questi casi il servizio diventa potere.

Il servizio deve invece essere espressione dell’amore del Padre, da parte della comunità cristiana.

Ecco perché sarebbe opportuno che all’interno dei gruppi parrocchiali e caritativi, perché non sempre i gruppi caritativi sono parrocchiali, ci fosse un avvicendamento, proprio per evitare una certa fossilizzazione e appropriazione dei servizi.

Chi è colui che è nato? È colui che c’insegna ad essere servi inutili, a lavorare nella Chiesa come strumenti nelle mani dello Spirito Santo.

 

Buona domenica.

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