“I nuovi mestieri per far fronte la crisi e contribuire attivamente a salvaguardare l’ambiente”
di Beatrice casagrande – www.lastampa.it
La crisi ormai da anni colpisce l’economia non solo del nostro paese, ma anche di molti altri. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: dagli stipendi che non bastano mai fino alla disoccupazione che mette in ginocchio intere famiglie. Ed è proprio in questo contesto che diventa importante guardare al mercato con occhi nuovi, essere pronti a cogliere qualunque sfida, e perché no, “riciclarsi”.
Il riciclo non è solo una strategia a cui ricorrere per rendere più pulito il mondo e ottimizzare le risorse, ma anche una fonte di sostentamento e di guadagno. La proposta di Maria Damanaki, commissario europeo per la pesca e gli affari marittimi dell’Unione Europea, va proprio in questa direzione. La sua idea è infatti quella di pagare i pescatori per fare il proprio lavoro, ovvero pescare, non tanto le risorse ittiche, ma i rifiuti che soffocano la vegetazione di mari e oceani.
Il progetto pilota “fishing for litter” partito del Mar Mediterraneo già il mese scorso, ha visto i pescatori intenti a raccogliere detriti plastici grazie a speciali reti preparate per l’occasione.
Tutto il “pescato” viene poi inviato alle aziende che si occupano di riciclare i rifiuti.
Un progetto simile nel Mar Nero, realizzato tra il 2002 e il 2004 nel Mare del Nord, ha permesso di recuperare oltre 20.000 tonnellate di materiali di scarto all’anno.
Secondo una ricerca condotta da Arpa Toscana e dalla struttura oceanografica Daphne, nel Mar Mediterraneo galleggiano oltre 500 tonnellate di plastica che hanno un impatto enorme sulla vita marina. Per questo il progetto permetterebbe non solo di creare nuovi posti di lavoro, ma anche ripulire i fondali marini a tutto vantaggio della fauna che li abita.
Pescare i rifiuti non è il solo modo guadagnare dal riciclaggio. Mai sentito parlare di Ecopunti? Si tratta di veri e propri negozi che s’impegnano ad acquistare materiali di scarto, quali plastica, carta, alluminio e altro ancora e venderli ai consorzi e alle aziende attive sul territorio. L’iniziativa partita in Canada qualche tempo fa ora sta dilagando in diversi paesi.
La società di riferimento per aprire uno di questi centri di smistamento è la canadese Recoplastica, che si occupa di volta in volta di valutare il piano di ogni Ecopunto. In particolare ogni locale deve essere collocato in una posizione strategica ed essere in grado ospitare sia un magazzino che uno spazio commerciale. Naturalmente avviare l’attività richiede un certo investimento che comprende le royalties sul fatturato, i corsi di formazione, le bollette e il noleggio di macchinari e strumenti, ma il guadagno è certo e può arrivare fino a oltre i 2.000 euro mensili.
Insomma guadagnare attraverso il riciclaggio dei rifiuti è la nuova frontiera per aiutare la natura e creare nuovi posti di lavoro.
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