Quarta domenica di Quaresima A
(Domenica del cieco nato)
Di p. Giorgio Bontempi c.m.
1Samuele 16,1b.4a.6 – 7.10 – 13a
Salmo 22
Efesini 5,8 – 14
Giovanni 9,1 – 41
Lectio
Il profeta Samuele (profeta = è una persona che sa “vedere” il Signore che passa nelle nostre strade e compiere la sua volontà), si reca alla casa di Iesse, per stabilire, tramite l’unzione, chi tra i suoi figli il Signore ha destinato ad essere re d’Israele.
Iesse si comporta da “buon” padre e, come farebbero tutti, ma non i profeti. Egli presenta a Samuele i figli, secondo la logica ebraica, ma il profeta sceglie “il figlio nascosto” perché più piccolo e quindi insignificante: Davide.
La stessa logica vige nel brano evangelico: chi è il cieco? Una persona insignificante, perché cieco e quindi maledetto da Dio, che gli fa scontare – tramite la cecità – un peccato commesso all’interno della sua famiglia.
Gesù sceglie il cieco e lo pone al centro della comunità, lo guarisce e lo rende suo discepolo: l’ultimo diventa il primo! Mentre i primi, i cosiddetti “migliori” impersonati da scribi e farisei, sono confinati all’ultimo posto: sono i veri ciechi.
Inoltre, nella pericope (= brano) evangelica odierna, il cieco che acquista la vista è anche simbolo di tutti coloro che compiono il cammino dell’iniziazione cristiana e sono illuminati nel battesimo che, appunto, nelle prime comunità cristiane era detto illuminazione.
Meditatio
Una delle suggestioni che sorgono nel mio cuore dalla liturgia della Parola di questa domenica è offerta dal comportamento del profeta Samuele. Questi sceglie di ungere re d’Israele il figlio che Iesse non ha avuto il coraggio di presentargli, perché era un bambino, in Israele il bambino non contava nulla.
Iesse presenta i figli migliori, quelli che si sono costruiti una fama che debbono difendere ad ogni costo!! Ma Dio non sceglie i migliori come spesso facciamo noi.
Quando le cose non funzionano all’interno della Chiesa, pensiamo a questo brano. Anche noi scegliamo i cosiddetti migliori e li copriamo, qualsiasi cosa combinino, senza avere un briciolo di coscienza critica? Diamo a loro ragione anche quando l’evidenza prova il contrario? Gli scandali accaduti nella Chiesa, ci riportano a questa enorme responsabilità di fronte a Dio e al popolo cristiano.
Cerchiamo invece di avere l’illuminazione di Samuele e forse tante cose andrebbero meglio….
L’illuminazione….con questo termine la prima generazione cristiana usava denominare il battesimo. Nella figura del cieco nato si può vedere il cammino delle persone che intraprendono l’itinerario dell’iniziazione cristiana, che si concluderà nella grande Veglia pasquale, la madre di tutte le veglie, quando riceveranno il battesimo e potranno essere ammessi alla celebrazione dell’eucaristia.
Nel cieco nato può essere anche vista la logica che dev’esserci nel nuovo popolo di Dio: la Chiesa. Infatti in essa, come fece Gesù, ci si ferma a soccorrere coloro che sono in difficoltà, ponendoli al centro della comunità. Anche qui l’ultimo diventa il primo.
Per il vangelo i veri ciechi sono i cosiddetti migliori: scribi e farisei che si credono tali, perché occupano posti di responsabilità, mentre invece nascondono l’ipocrisia, caratteristica di coloro che mascherano la loro vera natura, questo anche a tal punto d’imbrogliare i loro superiori, che miopi per loro deficienza o per paura di affrontare i problemi, li mantengono ai primi posti. Contro questo modo di fare la chiusa del vangelo odierno è molto severa.
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