Domenica delle palme

da | Apr 16, 2011 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Domenica delle palme nella Passione del Signore.
di P. Giorgio Bontempi (CM)

La liturgia domenicale s’incentra sulla benedizione e processione con le palme e, in rito romano sulla proclamazione della passione del Signore, mentre in rito ambrosiano sulla lettura dal profeta Isaia che tratta del servo sofferente.

Ogni processione non serve per portare a prendere aria la statua di un santo, della Vergine Maria, o del Cristo morto, ma si tratta di una liturgia della Parola itinerante, in cui la chiesa, rappresentata dall’assemblea celebrante, pone in atto il segno del camminare dietro al Signore e seguirlo dovunque vada, ascoltando la sua parola, per metterla in pratica con la sequela al vangelo.

Anche la processione con le palme e l’ulivo benedetti ha questo significato, per cui dev’essere celebrata con la massima cura e attenzione. Non come un ritrovo di gente chiassosa che segue un povero prete attorniato da alcuni volenterosi che tentano di cantare canti che il resto della processione non segue.

Questa liturgia pone in risalto l’entrata trionfale di Cristo in Gerusalemme, non come i potenti del suo tempo, che entravano su destrieri impugnando armi o altri vessilli di guerra, per mostrare la potenza e il dominio, ma egli entra in Gerusalemme cavalcando un puledro d’asina, che significa che egli è portatore di pace ed unità. Quindi mentre entriamo in chiesa con la palma o l’ulivo in mano, pensiamo se noi siamo persone che uniscono o dividono la comunità parrocchiale, se siamo in comunione con il nostro vescovo, se seguiamo il suo piano pastorale, se in parrocchia diamo spazio anche agli altri, oppure se siamo – con il nostro gruppo – i monopolizzatori  dell’attività pastorale.

Inoltre pensiamo alla folla. Gesù entra in Gerusalemme ed è acclamato dalla folla. Si tratta delle stesse persone che il venerdì seguente lo manderanno a morte, liberando Barabba.
Pensiamo in che misura io sono parte di quella folla?
Lo sono quando non ho il coraggio di esprimere il mio parere nei momenti difficili, permettendo che si commettano ingiustizie, abusi di autorità.
Lo sono quando uso l’autorità e la fama che mi sono costruito, come sistema di protezione per il male che ho commesso, al fine d’imbrogliare gli altri, affinché non si rendano conto di chi realmente sono.

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