Terza domenica di Quaresima A
(Domenica della samaritana)
Di p. Giorgio Bontempi c.m.
Esodo, 17,3 – 7
Dal salmo 94
Romani 5,1 – 2.5 – 8
Giovanni 4,5 – 42
Lectio
L’autore del vangelo di Giovanni pone in luce, nella pericope odierna, come il Cristo è l’acqua che lava dal peccato e disseta il cuore dell’uomo. È l’acqua alla cui fonte possono attingere tutti: uomini e donne, ebrei e samaritani.
Inoltre il Cristo rivela qual è il culto gradito a Dio. Non è più quello giudaico derivante dall’osservanza dei dieci comandamenti e neppure quello celebrato dai samaritani sul monte Garizim, ma è quello che sarà celebrato, prima nell’ultima cena e poi sul Calvario.
Tale culto avrà il suo seguito nella storia nella comunità dei veri adoratori, che è la comunità cristiana in cui Dio sarà amato come Padre il compiere la sua volontà sarà lo scopo della vita di ogni cristiano sul modello dell’uomo perfetto: il Figlio amato, il prediletto, il Signore Gesù.
Meditatio
Chiediamoci: siamo veri adoratori in spirito e verità?
Abbiamo compreso che essere adoratori in spirito e verità, significa preoccuparsi ogni giorno di compiere la volontà del Padre: Signore che cosa vuoi tu, che io faccia?
Quindi la mia vita cristiana cambia in modo decisivo: cambia il modo di pregare, di celebrare, di intessere rapporti con gli altri ecc..
Cambia il modo di pregare.
La mia preghiera sarà rivolta al Padre per chiedergli, ogni giorno, di poter scoprire la sua volontà, così come pregò il Cristo.
Questa è la vera preghiera cristiana, al contrario di quella pagana: chiedo la grazia alla divinità e, ottenuta questa, o faccio un voto di ringraziamento, oppure, sempre per ringraziamento, offro una cifra di denaro o altro. La divinità concede ed io ricambio. Poi se la grazia non è concessa scatta l’atteggiamento di ribellione o di ricatto.
Cambia il modo di celebrare
Il celebrare cristiano dell’Eucaristia domenicale, pone l’accento sul fatto di essere parte di una comunità parrocchiale che si ritrova per dire, con parole e gesti, che in mezzo al lei c’è il Vivente: il Risorto.
Tutto questo incide sulla vita di tutti i giorni, perché se il Vivente è in mezzo a noi, significa che la vita non è tolta, ma trasformata, che ciò che conta veramente nella vita è seguire il vangelo ed entrare in paradiso.
Inoltre il cristiano comprende che il vangelo non ci toglie la bellezza della vita, ma ci insegna ad usare le cose in modo corretto, senza correre il rischio di diventarne schiavi.
In conclusione la liturgia è parte della vita e non un culto avulso o misterico, costruito con un linguaggio verbale o non verbale incomprensibile, come desidererebbero che fosse alcuni che non comprendono, o non vogliono comprendere, che cosa significa celebrare la liturgia cristiana.
Cambia il mio rapportarmi agli altri.
L’altro è il mio prossimo è la presenza quotidiana, mediante la quale incontro il Signore Risorto.
Non è più il “diverso”, l’”antagonista”, la persona contro cui gareggio per conquistare i primi posti. Oppure gli altri non sono coloro, verso cui debbo apparire con una fama che mi presenta diverso da quello che in realtà sono e che soltanto pochi conoscono.
Il mio rapporto con gli altri passa da un rapporto di potere ad uno di servizio.
Buona domenica.
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