Sesta domenica del Tempo Ordinario A
Di p. Giorgio Bontempi c.m.
Siracide 15,15 – 20
Dal salmo 118
1Corinzi 2,6 – 10
Matteo 5,17 – 37
Lectio
Molte sono le suggestioni che il brano di Matteo che ci viene offerto per la liturgia domenicale di questa domenica ci procura.
Ricordiamo che il vangelo di Matteo è rivolto ad una comunità cristiana, proveniente dal giudaismo, vissuta tra il 70 e l’80 d.C.
L’autore si preoccupa di sottolineare che la Legge di Mosè è importante per la vita di un israelita ma, dopo la morte risurrezione del Signore, c’è una nuova Legge: quella evangelica.
Infatti nel vangelo il modo di pensare e di vivere degli ebrei è capovolto ([…se la vostra giustizia non supera quella di scribi e farisei…]), la vendetta non è ammessa, perché l’altra persona non è più un avversario, un estraneo, ma il fratello per cui Cristo è morto!
In questa nuova legge diventa importante, anzi fondamentale l’amore fraterno. Tale amore è la condizione che rende celebrabile l’eucaristia.
Tale amore è quello che fonda l’amore degli sposi: l’uno per l’altra diventano il primo prossimo da amare, insieme amano il Signore e servono la Chiesa. Ecco perché – secondo il vangelo lo scioglimento di un matrimonio valido non può essere ammesso.
Infine si sottolinea che, la cosa più importante della vita è seguire il Signore ed entrare in paradiso: più importante della salute fisica e più importante del successo nella vita.
Meditatio
Il perno della Legge evangelica è l’amore fraterno, tramite il quale si fa esperienza dell’incontro con il Risorto. La riconciliazione con i fratelli, non significa però, come vorrebbe una certa carità pelosa, che ha condizionato il mondo cattolico, che il nero diventi bianco e tutto proceda come se nulla fosse accaduto, specialmente se i danni sono stati fatti a terze persone. Infatti, in confessione, non si impartisce l’assoluzione ad una persona che ha rubato e non intende restituire; oppure ad un omicida che non intende costituirsi, per liberare chi sta subendo il carcere al suo posto ed è innocente.
Il perdono è una cosa seria!!
Sempre secondo la nuova legge il coniuge è – come ho scritto sopra – il primo prossimo. Anche prima dei propri genitori, perché Dio, quando unisce in matrimonio un uomo ed una donna (non esiste altro matrimonio cristiano!), i due divengono un solo cuore: insieme decidono, soffrono, sono chiamati insieme a servire il Signore e la sua Chiesa.
Coloro che non si rispecchiano in questo cammino è bene che non si sposino in chiesa, perché rischiano di non celebrare il matrimonio cristiano (in termini giuridici si tratterebbe di un matrimonio nullo, cioè mai celebrato), perché? Perché per ricevere validamente un sacramento, oltre a non essere in stato di colpa grave, è necessario sapere e pensare che cosa si va a ricevere. Ora, le condizioni per un matrimonio cristiano valido le ho esposte, quante coppie che si presentano ai nostri parroci credete che si sposino accettando sinceramente ciò che la chiesa chiede, riguardo all’amore coniugale, alla procreazione, al divorzio all’aborto?
Quanti matrimoni nulli ci sono! Benedetto XVI ha affermato che il tribunale ecclesiastico debba essere più cauto nel concedere l’annullamento, ma anche che le diocesi siano molto più severe nell’ammissione delle coppie alla celebrazione del matrimonio cristiano.
Buona domenica.
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