Terza Domenica del Tempo Ordinario A

da | Gen 22, 2011 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Terza Domenica del Tempo Ordinario A

p. Giorgio Bontempi c.m.

Isaia 8,23b – 9,3

Salmo 26

1Corinzi 1,10 – 13.17

Matteo 4,12 – 23

Lectio

Il vangelo di Matteo, come abbiamo già fatto osservare altre volte, tende a costruire i suoi brani attorno alle profezie dell’Antico Testamento, per dimostrare alla sua comunità, costituita da ebrei convertiti al cristianesimo, che Gesù di Nazareth era il Messia atteso da Israele, era il Figlio di Dio, preannunziato dagli antichi profeti.

Questo metodo è attuato anche nel brano del vangelo propostoci per questa domenica. Infatti l’autore afferma che il cambio di residenza di Gesù da Nazareth a Cafarnao era stato preannunziato da Isaia e cita i versetti relativi.

Gesù non ha mai visto il mare. Con questa parola nel vangelo si indica il lago di Tiberiade.

La chiamata dei primi discepoli è una chiamata alla sequela, diremmo al battesimo. Lasciare tutto subito il lavoro e la famiglia, indica che il Signore è più importante, ma significa anche che, dopo il battesimo la vita in famiglia e quella sul lavoro si vivono in secondo il criterio del vangelo.

È la logica della predicazione itinerante di Gesù: Dio è presente nel popolo ebraico con amore di padre. Per vedere Dio è necessario vedere e curare gli ultimi.

Questo è anche il tema esposto nella prima lettura.

La seconda lettura tratta del problema della divisione all’interno della Chiesa. Anche nelle prime comunità cristiane c’era questo tumore, questo ci rincuora ma, nello stesso tempo, ci deve rendere vigilanti, perché la disunione distrugge le comunità o le paralizza.

Meditatio

Desidererei riflettere sul tema della chiamata su quello dell’unità.

Riguardo al primo tema: quello della chiamata, come ho esposto nella lectio, il vangelo ci parla della chiamata alla sequela, cioè al battesimo, all’entrata nella Chiesa, al cambio di mentalità, per assumere il criterio del vangelo.

È importante riflettere su questo punto, perché, quando si tratta della chiamata degli apostoli, subito si pensa alla vocazione per diventare preti. Invece si tratta della sequela fondamentale a Gesù, quella che hanno in comune tutti i cristiani, o almeno che dovrebbero……

Il cammino, ancora molto lungo, che la chiesa sta percorrendo dopo il concilio Vaticano II, per tornare alla Tradizione dei primi quattro secoli, ci porterà ad una rivalutazione del battesimo e, solo allora, comprenderemo bene il significato della chiamata alla sequela.

Il tema dell’unità.

Il tema dell’unità è fondamentale. In questo periodo stiamo vivendo l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, ma non è di questo che intendo trattare. Non sappiamo quando e come la Chiesa ritroverà l’unità. Siamo certi che la ritroverà perché lo Spirito Santo che la conduce la riporterà all’unità

In questa meditatio intendo parlare dell’unità all’interno della chiesa cattolica o meglio della chiesa italiana, andare oltre sarebbe peccare di presunzione.

Coloro che vedono sanno che in fondo la chiesa italiana non è unita. Abbiamo la pastorale diocesana e il cammino di alcuni movimenti ecclesiali che, anche se approvati dal papa, sono chiesuole private.

Se l’unità è attorno al proprio vescovo, al programma pastorale diocesano, alla visione di chiesa del concilio Vaticano II°, tali chiesuole, che spesso diventano lobby (gruppi chiusi) di potere politico ed economico, che si mascherano dietro una pseudo obbedienza al papa, diffondono quella disunione nelle parrocchie, dalla quale mette in guardia la seconda lettura.

Infatti, se in parrocchia non c’è una guida saggia e forte, questi movimenti s’impadroniscono della comunità parrocchiale e la immobilizzano: si fa quello che il movimento stabilisce, non si accettano opinioni diverse da quelle del movimento e si tarpa le ali a chiunque volesse seguire altre strade: la massificazione (il gregge) a scapito della sana diversità, di cui lo Spirito alimenta la chiesa.

Questo è un tema che mi è caro, perché ho vissuto in prima persona situazioni sopra riportate. Desidero quindi tener desti i cristiani. Il futuro della chiesa non saranno i movimenti, ma l’unità nella diversità. La chiesa non è un solo cammino, un solo modo di vedere l’economia e la politica, un gruppone attorno al papa, ma è – secondo l’antica Tradizione – l’insieme delle chiese locali delle quali il vescovo di Roma è il segno dell’unità.

Buona domenica.

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