Quarta domenica di Avvento A

da | Dic 18, 2010 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Quarta domenica di Avvento A

Di p. Giorgio Bontempi c.m.

Isaia 7,10 – 14

Dal Salmo 23

Romani 1,1 – 7

Matteo 1,18,24

Lectio

Il vangelo (= lieto annunzio), non narra la cronaca della vita di Cristo, ma è una catechesi redatta per una comunità ben precisa (es. Marco – il vangelo più antico – parla ad una comunità di pagani convertiti al cristianesimo. Matteo ad una comunità di ebrei convertiti al cristianesimo. Luca parla ad una comunità mista (ebrei e pagani) convertita al cristianesimo. Giovanni è un vangelo molto posteriore (90 – 120 d.C.) ai primi tre, che sono redatti tra il 65 e l’85 d.C. e svolge altre problematiche rispetto ai tre vangeli sinottici (= simili).

Questa introduzione è bene ripeterla ogni tanto, specialmente quando la liturgia domenicale, come nel nostro caso, ripropone pericopi (= brani) tratti dai vangeli dell’infanzia (si chiamano così le parti che trattano dell’infanzia di Gesù all’interno dei vangeli di Matteo e Luca).

I vangeli dell’infanzia non sono narrazioni storiche, bensì esposizioni teologiche. Cioè non intendono narrare i fatti accaduti ma rispondere alla domanda chi è colui che è nato?

Nel vangelo di questa domenica possiamo notare quanto è stato detto in precedenza.

Il centro del racconto è la profezia d’Isaia, attorno alla quale l’autore scrive e deduce che, se Isaia ha parlato di quanto è accaduto, significa che si è nella volontà di Yavhè. Dunque Gesù di Nazareth era il messia atteso.

Inoltre lo schema del brano ricalca quello delle grandi nascite dell’Antico Testamento: Isacco, Sansone, Samuele, Giovanni Battista ecc…: la donna o la coppia in difficoltà, perché – secondo la logica ebraica – erano stati puniti da Dio, per un peccato commesso (gli ultimi del vangelo), che vengono premiati con la nascita di un figlio che sarà fondamentale per il cammino d’Israele.

Infine la figura del giusto (colui che ascolta ed attua la volontà di Yavhè): Abramo, Isacco, Giacobbe, Noè, i profeti…che sogna. Il sogno nella Bibbia va letto, non secondo la nostra cultura, ma come incontro con Dio. Giacobbe sogna, Giuseppe ebreo sogna, Daniele sogna, Ezechiele sogna, l’autore dell’Apocalisse sogna, ecc…

Ora proviamo a rileggere il brano, tenendo conto di quanto ho scritto.

Nella prima lettura Isaia presenta la figura di colui che è all’opposto del giusto: Acaz. Egli desidera condurre la sua vita secondo la sua volontà, per questo non chiede un segno, per paura che Dio gli chieda qualcosa che sconvolga i suoi piani.

La lettera ai Romani ricorda che la vicenda di cristo è stata preannunciata dai profeti.

Meditatio

Il Padre ha scelto la famiglia del falegname di Nazareth, perché divenisse “casa” del suo Figlio.

Si tratta di una famiglia qualunque, come tante che vivono nel nostro Paese e con il loro lavoro serio ed assiduo contribuiscono al progresso della nazione, ma di cui nessuno parla.

È proprio di questo che i capi del popolo d’Israele si sono scandalizzati: da Nazareth può mai uscire qualcosa di buono?

E poi, erano certi che il messia dovesse nascere in una famiglia nobile o di ricchi mercanti! Si è sempre pensato così!! Non può essere che muti quanto è stato tramandato!

Il loro dio erano diventate le loro tradizioni! L’adorazione e l’attaccamento alle loro tradizioni gli ha resi ciechi a tal punto da non riconoscere il vero Dio che era ogni giorno in mezzo a loro. Proviamo a pensarci: Dio cammina per le nostre strade, lo incontriamo ogni giorno, ma non ci accorgiamo di lui, anzi lo avversiamo fino a condannarlo alla morte infame: la crocifissione. Eppure è capitato proprio così.

Anche oggi questo potrebbe ripetersi. Pensiamo a quei cattolici che vivono il natale solo con le loro tradizioni: Messa e canti natalizi, il Pranzo, la passeggiata, o altro e basta!

Oppure pensiamo a quei cattolici che adorano loro tradizioni: ascoltano la messa secondo il rito di Pio V° in latino, anche se non ne comprendono una parola, fanno propaganda dello splendore della liturgia preconciliare senza comprenderne i significati (anche perché non esisteva un discorso teologico, ma si trattava di ripetere meccanicamente delle cerimonie), una liturgia che non incide sulla vita quotidiana e dunque inutile.

Il vangelo c’insegna ad essere aperti umilmente allo Spirito Santo, a ricordarci che è Lui a portare avanti la Chiesa e la storia. Lo Spirito che agisce nei modi e nei luoghi più impensati. Poniamoci al suo ascolto, seguiamolo e allora non ci scandalizzeremo della nascita del Figlio di Dio all’interno dellafamiglia del falegname di Nazareth, del ritorno alla Tradizione, non alle tradizioni, della Chiesa del Concilio Vaticano II°, dell’impegno sociale dei cristiano a favore dei poveri e degli ultimi.

Allora, ogni anno, potremmo vivere il Natale cristiano nel suo vero significato.

Buona domenica.

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