XXVIII Domenica del Tempo Ordinario C

Di p. Giorgio Bontempi c.m.

2 Re 5,14 – 17

Dal Salmo 97

2Timoteo 2,8 – 13

Luca17,11 – 19

Lectio

L’autore del vangelo di Luca, in questa pericope, intende porre in evidenza che, nella nuova comunità, i poveri, in questo caso i lebbrosi, debbono occupare i primi posti. Infatti Gesù si ferma e accoglie la loro richiesta di guarigione.

Inoltre questo brano di vangelo ci propone una riflessione su altri due punti. Quando si riceve una grazia dal Signore il motivo non è quello di essere ricompensati perché siamo buoni cristiani, che celebrano l’eucaristia domenicale, pregano quotidianamente e aiutano i poveri, ma ciò che abbiamo ricevuto da Dio l’abbiamo ricevuto per suo amore gratuito.

Infine l’atteggiamento del lebbroso samaritano ci ricorda che la voce dello Spirito Santo può essere ascoltata da tutti: cristiani e non, credenti e non credenti. Alle volte i “lontani” si comportano meglio dei “vicini”.

Meditatio

I lebbrosi di cui tratta il Vangelo di questa domenica rappresentano il popolo ebraico e la comunità cristiana.

I primi nove accolgono Gesù e sono guariti. Questo fatto, però, lo leggono come un premio che il Dio dei padri ha dato loro perché sono stati ligi all’osservanza della Legge di Mosè. La guarigione è la ricompensa per la loro osservanza legale.

Il samaritano, invece, si rende conto che la sua guarigione è opera di Dio, compiuta tramite Gesù di Nazareth e torna per rendere grazie.

L’atteggiamento del decimo lebbroso dovrebbe essere quello del cristiano: Dio è genitore, ci ama di amore profondo, egli opera perché l’umanità di tutti tempi entri in paradiso. Infatti il cristiano deve pensare che l’umanità di tutti i tempi sia in paradiso e di questo deve gioire.

Niente del bene compiuto nella chiesa e nel mondo è merito nostro, ma è sempre da attribuire all’opera dello Spirito Santo e di questo ogni giorno dobbiamo ringraziare il Padre.