XXVII Domenica del Tempo Ordinario C

da | Ott 2, 2010 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

XXVII Domenica del Tempo Ordinario C

Di p. Giorgio Bontempi C.M.

Abacuc 1,2 – 3; 2,2 – 4

Salmo 94

2Timoteo 1,6 – 8.13 – 14

Luca 17,5 – 10

Lectio

Il profeta Abacuc, che vive tra il 600 e il 500 a.C., protesta per la tirannide posta in atto da Ioachim, re di Giuda (609 – 598 a.C.). A causa di questa situazione Dio invierà i Caldei a saccheggiare Israele. Il profeta supplica il Signore di desistere, perché quel popolo crudele voterà al massacro il suo popolo. Dio assicura Abacuc che i “giusti” si salveranno.

Il “giusto” nel vangelo è colui che ha incontrato il Risorto, per questo si sente servo inutile ed è felice di essere strumento nelle mani di Dio, affinché questi manifesti il suo amore verso l’umanità.

L’autore delle lettere a Timoteo, che non è l’apostolo Paolo, questo per vari motivi: perché nelle lettere a Timoteo notiamo una Chiesa già strutturata gerarchicamente: vescovi, presbiteri (preti) e diaconi, ciò che non si nota ancora nelle comunità paoline: Tessalonicesi, Galati, Corinzi e Romani.

Inoltre dobbiamo sapere che all’epoca dell’Impero romano non esistevano i diritti d’autore, per cui io potevo assistere ad una lezione o ad una conferenza e pubblicare i mie i appunti con il nome di colui che ha tenuto la lezione o la conferenza senza venire denunciato per plagio.

L’autore della seconda lettura offre dei consigli al vescovo di quella comunità cristiana, usando il pensiero di Paolo, in cui si afferma che l’aiuto di Dio arriva sempre, specialmente quando si vive cercando di compiere la sua volontà.

Meditatio

La fede non consiste nel credere a scatola chiusa nell’esistenza di Dio, oppure nel credere perché lo hanno tramandato i nostri padri.

La fede è un’esperienza! Si tratta dell’incontro con il Risorto che si riconosce nei fratelli, specialmente in quelli che si trovano in difficoltà.

Quando un cristiano incontra una persona deve abituarsi a dire tra sé: «è il Signore!» e accoglierlo non perché lo merita o perché è simpatico, la persona in questione rimane con tutti i suoi limiti e difetti ma, io non incontro quella persona bensì il Signore Gesù.

Si tratta di una vera esperienza. Infatti non si fa finta d’incontrare il Risorto, questi s’incontra realmente. Ecco perché la fede non si può perdere, significherebbe negare questo fatto. E non si può negare la realtà. Certo si tratta di un’esperienza mistica, che si può raccontare soltanto a coloro che l’hanno vissuta. Ma tutte le esperienze fondamentali della vita hanno questa condizione: raccontare che cosa significhi essere madre o padre, nonno o nonna; essere innamorati; provare un grande dolore. Raccontate di queste esperienze a coloro che non le hanno provate e vedrete il risultano: non capiranno!

Incontrare Dio è semplice, questi è nel volto dei fratelli.

Buona domenica.

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