XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

da | Lug 4, 2010 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C

Di p. Giorgio Bontempi c.m.

Isaia 66,10 – 14c

Salmo 65

Galati 6,14 – 18

Luca 10,1 – 12.17 – 20

Lectio

Gerusalemme è la città di Dio per ogni ebreo ancora oggi. È il centro del mondo in cui gli israeliti credono che, alla fine dei tempi tutti popoli della terra si riuniranno e accoglieranno la fede del popolo eletto, Israele. (1 lettura).

Invece con l’incarnazione la morte e la risurrezione di Cristo appare la nuova Gerusalemme: la comunità cristiana, la Chiesa che annuncia a “tutta la terra” (= con questo termine al tempo di san Paolo era indicato l’Impero romano), che Dio è venuto tra gli uomini, condividendo la vita delle persone qualunque, per dirci che egli è il Padre di tutti e che ama tutti e s’impegna a far in modo che tutti gli uomini – al termine della vita – entrino per suo amore gratuito in paradiso dove si vive la vita che ognuno ha sempre sognato. Questo Paolo annunzia e, come Cristo, verrà ucciso dagli integralisti. (2 lettura).

La prima generazione di cristiani era fermamente convinta che, in capo alla loro generazione) il Signore sarebbe tornato nella sua gloria per il giudizio universale. Questa tesi è quella che sta alla base del detto evangelico: la messe è molta….Dunque se Cristo tornerà tra poco, è necessario che trovi tutto l’impero romano convertito al vangelo, per fare questo era necessario pregare perché i cristiani (gli operai) aumentassero sempre di più, per completare l’opera di evangelizzazione. Usare questo detto per le vocazione di preti e suore, mi sembra fuori luogo.

Quello che interessa è il fatto che gli evangelizzatori siano mandati a due a due. Questo sottolinea il fatto che il cristianesimo è comunitario. Infatti si fonda sul numero 12, che in ebraico significa popolo. Quindi ogni cristiano opera a nome e per nome della Comunità.

Inoltre il vangelo sottolinea che l’annuncio del Regno (= Cristo) è più importante di qualsiasi altra cosa: bisaccia, sandali ecc….e il rifiuto del Regno è la situazione peggiore, in questa vita in cui una persona si possa trovare.

L’atteggiamento dello scuotimento della polvere dai piedi degli evangelizzatori, nei riguardi di coloro che rifiutano il Regno, è una nota polemica dell’autore del vangelo di Luca nei confronti del popolo d’Israele ed è molto contingente alla situazione storica. I cristiani non devono adottare tale comportamento con nessuno.

Infine i vostri nomi sono scritti nei cieli.: indica che l’autore del bene compiuto è lo Spirito Santo e non gli apostoli, cioè la Chiesa.

Meditatio

La Chiesa è per sua natura comunitaria: non esiste un cristianesimo personale!! importante da far comprendere alle persone che affermano: “ io me la vedo con Dio”.

Ogni cristiano lavora per la Chiesa e con la Chiesa, nonostante limiti e difetti umani. La Chiesa è la nuova Gerusalemme. Amare e servire la Chiesa è fondamentale per un cristiano. Ma per riuscire in questo intento, specialmente in momenti difficili, come quello in cui viviamo, è prioritaro ricordarsi che il bene che noi compiamo l’autore è sempre lo Spirito Santo!! Questo ci aiuta a collaborare con gli altri, a non procedere per sentito dire, a vincere le nostre presunzioni è gelosie. A svolgere il servizio dell’autorità con umiltà e “non con favoritismi personali o spadroneggiando sulle persone e le cose, ma facendoci modelli del gregge” (cfr. 1 Pietro).

Il segno che la chiesa è comunità è espresso dalla vita comunitaria, quella che si attua negli Ordini e nelle Congregazioni. Queste devono esprimere la vita delle prime comunità cristiane: questo è il loro primo scopo. Infatti i Padri della vita comune (Basilio e Benedetto) l’hanno istituita proprio per questo. Ripresentare le prime comunità cristiane. Quando questo riuscirà gli Ordini e le Congregazioni attireranno i giovani “ricchi” di oggi, ma se continueranno ad avere nostalgia dei tempi che furono e si macereranno in un servizio ed in una liturgia che si devono fare, si consumeranno nell’insignificanza e nasconderanno il dono del carisma, come mette in guardia la parabola dei talenti.

Il riscoprire la vita comune pone rimedio agli individualismi, da non intendersi come il coraggio di sostenere il proprio parere; il buon senso del vivere nell’oggi e non avere una mentalità superata (spesso accade nelle comunità femminili) ecc..

Gli individualismi da combattere sono quelli in cui “per frustrazione” si trovano persone che, ordinariamente, non pregano, non dormono, non vivono con la comunità, ma vi stanno lo stretto necessario….e poi appena possono fuggono…..usando i poveri, il vangelo e quant’altro per vivere e lavorare da soli. Questi contraddicono il primo fine per cui è stata voluta dallo Spirito Santo la vita comunitaria: ripresentare nella Chiesa la vita delle prime comunità cristiane. Ecco il fondamento dell’evangelizzazione.

Buona domenica.

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