XIII Domenica del Tempo Ordinario C

da | Giu 27, 2010 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

XIII Domenica del Tempo Ordinario C

Di p.Giorgio Bontempi c.m.

1 Re 19,16b. 19 – 21

Salmo 15

Galati 5,1.13 – 18

Luca 9,51 – 62

Lectio

Eliseo risponde prontamente alla chiamata ad essere profeta. Elia, quale profeta – colui che sa vedere il Signore che passa negli eventi quotidiani, senza far rumore – compie la volontà del Dio dei padri e chiama Eliseo. (1 lettura).

Anche Paolo ricorda agli Efesini che hanno ricevuto dal Signore, tramite il battesimo, la chiamata a far parte della comunità cristiana. Le divisioni che lacerano i cristiani di Efeso contraddicono la scelta del vangelo compiuta il giorno del loro battesimo. Quindi dovranno urgentemente ricomporre l’unità perduta.

I Samaritani consideravano gli Ebrei eretici e, da questi, erano ricambiati con la stessa moneta. La ragione del contenzioso verteva sul luogo in cui bisognava adorare Dio: i primi sostenevano che era sul monte Garizim, nei paraggi della loro città, gli altri invece nel tempio di Gerusalemme.

Tale divisione acceca la vista e non riusciranno a vedere il Signore, rifiutandogli l’alloggio.

L’atteggiamento di Giacomo e Giovanni – prima della risurrezione (questo è importante da sottolineare), ha lo zelo che oggi contraddistingue i cattolici dei movimenti: eliminare il nemico, il diverso…, ma Gesù vuole che la violenza sia bandita dalla nuova comunità: il Padre ci ama come figli e ama di più coloro che sono lontani, che fanno più fatica.

Anche in questo brano evangelico emerge il tema della chiamata: quando la persona scopre che il Signore chiama, non esiste nulla e nessuno che sia più importante del rispondere a tale appello. La felicità dell’uomo consiste nel compiere la volontà del Padre.

Meditatio

Oggi tratterò un tema tabù: la vocazione!

La parola di Dio che sarà proclamata in questa domenica, non ci parla della vocazione particolare: al matrimonio, al presbiterato, alla vita comune ecc…si tratta della chiamata al battesimo, con il quale si entra a far parte della comunità cristiana. Il battesimo, sacramento fondamentale è chiamato – dalla lettera agli Ebrei – unica e sola consacrazione. In seguito abbiamo usato tale vocabolo, in mille modi, snaturandone il significato. Il massimo di questo procedimento di confusione è quando diciamo vocazione di speciale consacrazione. Esistono consacrazioni di serie A e di serie B?

In questa confusione gli pseudo spirituali continuano ad imbrogliare la gente semplice e in particolare il mondo delle suore….

Allora – torniamo a noi – la chiamata al battesimo è quella fondamentale: divento cristiano, capisco che il mio Dio mi ama così come sono, che egli è presente nel prossimo, specialmente nei poveri, mi offre dei mezzi perché io possa camminare dietro di Lui: la liturgia, culmine e fonte della vita della Chiesa, la preghiera comunitaria e personale. Il Padre mi fa comprendere che devo essere umile, non presuntuoso, che non devo ragionare per schemi prefabbricati, ma devo accogliere la voce dello Spirito che mi aiuta a seguire il Signore dovunque egli vada.

Mi direte: ma il battesimo l’abbiamo ricevuto quand’eravamo neonati? Certo, infatti questo costituisce per noi un problema serio: non abbiamo fatto l’esperienza fondamentale del passaggio dall’uomo vecchio a quello nuovo, tramite l’immersione nell’acqua che è Cristo, attraversando il fonte battesimale. Questo ci faccia riflettere….

Infine il Signore chiama dopo il battesimo a svolgere un servizio nella Chiesa: come sposi, come presbiteri, come diaconi, come appartenenti a varie forme di vita comune.

La vita comune nella Chiesa ha lo scopo di riproporre l’ideale di Atti 2,42 -48: come vivevano le prime comunità cristiane.

Oggi per i giovani questo aspetto è importante, purtroppo nelle comunità religiose di vita attiva, spesso si da più importanza al servizio che alla vita comune. Questo comporta una caduta di stile, fa divenire manovali della carità, così i giovani non riescono a percepire la chiamata che il Signore rivolge a loro perché entrino in queste comunità, perché la vita comune scompare: si notano preti e suore che lavorano da soli, vivono da soli e ci stanno tanto bene….fuori delle loro congregazioni, di fatto non di diritto, nelle quali Dio li ha chiamati a vivere…………!!

Ricuperiamo la vita comunitaria, nello stile del Vaticano II° e…le vocazioni arriveranno.

Buona domenica.

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