Madagascar: accuse e incertezza dopo gli scontri tra l'esercito e i gendarmi

da | Mag 28, 2010 | Madagascar, Storia e cronaca | 0 commenti

Prosegue lo scambio di accuse tra l’attuale ‘uomo forte’ del paese Andry Rajoelina e il suo diretto rivale, il presidente destituito Marc Ravolamanana, in relazione agli scontri della scorsa settimana in una base della gendarmeria nella capitale Antananarivo che hanno causato due vittime e sette feriti. Nel fine-settimana è stato annunciato l’arresto del colonnello Raymond Andrianjafy, a capo dei gendarmi ammutinati nella base di Fort Duchesne in segno di protesta per il mancato pagamento di un’indennità promessa da Ravalomanana, gendarmi che si sono poi scontrati con le forze di sicurezza intervenute per riprenderne il controllo.

In cima alla lista dei presunti responsabili dei disordini c’è il presidente destituito nel Marzo 2009 da Rajoelina, da allora esiliato in Sudafrica. “Gli ultimi eventi che si sono verificati nella capitale danno prova dell’escalation voluta dall’ex-capo di stato che sta tentando di fomentare una guerre civile” si sostiene in un comunicato diffuso dall’’Alta autorità di transizione’, presieduta da Rajoelina. Tornando sulla dinamica dello scontro a fuoco la dichiarazione ufficiale precisa che “il malessere che caratterizza la gendarmeria è iniziato nel momento in cui Ravalomanana ha dichiarato di aver versato ad inizio 2009 circa 500 milioni di ariary (la moneta nazionale, ndr) ad alcuni responsabili militari che poi non sono stati pagati agli uomini di grado inferiore, creando una divisione tra la dirigenza e le truppe”. Il primo ministro Camille Vital ha anche denunciato il sostegno dato ai soldati pro-Ravalomana dal cosiddetto “Movimento degli ecclesiastici”, guidato da pastori protestanti che Giovedì hanno raggiunto i gendarmi ammutinati nella base di Fort Duchesne. Infine la presidenza di ‘transizione’ ha criticato l’operato del responsabile della mediazione internazionale, l’ex-capo di stato mozambicano Joaquim Chissano, che “finora ha servito gli interessi di Ravalomanana, interferendo negli affari interni della Repubblica e facendo pressione per tenere nuovi colloqui inevitabilmente destinati a fallire”. Immediata la reazione di Ravalomanana, che ha smentito il suo coinvolgimento e riaffermato la sua volontà di proseguire il negoziato della mediazione internazionale, con un prossimo incontro convocato a Pretoria (Sudafrica) per raggiungere un’uscita concordata dalla crisi. L’ex-presidente si è inoltre detto contrario alla chiusura della radio della Chiesa riformata, l’emittente ‘Radio Fahazavana’, decisa dalla ‘transizione’ dopo gli scontri: “Il ricorso alla violenza per ridurre i giornalisti al silenzio rappresenta un attacco intollerabile alla libertà di espressione” si sostiene in un comunicato diffuso dal Sudafrica.

Fonte: www.misna.it

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