Riflessione sulla domenica delle Palme e sul Triduo Pasquale
Di p. Giorgio Bontempi C.M.
La domenica delle palme apre la settimana santa, che ha il suo culmine nel triduo pasquale dove – tramite parole e gesti – nelle diverse celebrazioni noi diremo che il Cristo è morto, sepolto e risuscitato.
Al centro della liturgia della domenica delle palme o di passione c’è il racconto della Passione del Signore.
Notiamo il contrasto con l’entrata trionfale in Gerusalemme del Cristo che cavalca un asino, simbolo della pace, perché i cavalieri che andavano alla guerra, invece, usavano splendidi destrieri. Potremmo già qui meditare come il Cristo sia re di pace e non fautore di guerra e discriminazione dei poveri. I farisei odierni sono coloro che intendono difendere il crocifisso: una croce di legno con appeso una statua, ma crocifiggono il Signore nel volto dei poveri che sono discriminati.
Torniamo a noi. La folla che acclama il Signore, sarà la stessa folla che lo condurrà tra insulti e sputi al luogo del calvario per essere crocifisso.
Possiamo dedurne che la maggioranza non compie la verità. Questa viene dalla profezia, dal vangelo, quando si sente dire:” se quattro o cinque teste hanno pensato bene di agire così, sapranno meglio di una testa sola, quello che hanno fatto!” ma la storia insegna che la maggioranza, spesso e volentieri non porta alla verità.
Il triduo santo si apre con la celebrazione dell’Eucaristia nella Cena del Signore. Quante cose si sono dette in questa mia rubrica sulla celebrazione dell’Eucaristia, ma non saranno mai sufficienti per esaurire il tesoro che da questa promana.
Nella celebrazione dell’Eucaristia, istituita dal Signore nell’ultima cena, ricordiamo di essere Chiesa riunita in festa per dire che, nella nostra vita tutto ruota intorno alla presenza del Cristo Risorto, che si fa presente nel prossimo e specialmente nei poveri. Tutto questo si rende presente nella celebrazione, quando invochiamo – tramite colui che presiede – il Padre perché mandi lo Spirito Santo a trasformare il pane e il vino nel Signore Risorto.
Nella celebrazione eucaristica il Signore Risorto è anche presente nell’assemblea celebrante, che si manifesta nell’espletare i vari ministeri: presidente, lettore, cantore, accolito….
Il Risorto è presente nella Parola proclamata e in tutti i dialoghi e gesti con cui l’assemblea celebrante vive ciò che celebra.
Questo ci pone il quesito del come viviamo questo “essere Chiesa”, le nostre comunità parrocchiali esprimono la chiesa che vive in una porzione di territorio, chiamata chiesa locale (=diocesi), oppure sono bunker in mano all’integralismo cattolico dei movimenti ecclesiali, che le isolano dai progetti pastorali comuni e dall’ecclesiologia del Concilio?
Il triduo santo procede con la celebrazione della Passione nel venerdì santo. Questo momento dev’essere, come ho già sottolineato altre volte, al centro della giornata di una comunità parrocchiale. Non si può celebrare questa liturgia nel pomeriggio, quando la parte viva della comunità – con tutto il rispetto per le persone anziane – è al lavoro e dopo cena imbastire una solenne Via Crucis. Questo è imbrogliare la nostra gente, che comprende che è la Via Crucis il momento centrale del venerdì santo, mentre questa è stata ideata quando la liturgia, nata in lingua volgare, al tempo di Carlo Magno, non fu più tradotta nelle lingue parlate, ma rimase in lingua latina compresa soltanto dai dotti, mentre il popolo era interdetto l’accesso al celebrare, perché questo era svolto in una lingua incomprensibile. Fu allora che si impose la pietà popolare per sopperire a questo blocco e un pio esercizio fu proprio la Via Crucis. Sarebbe meglio fare la via crucis solennemente, o il venerdì precedente al venerdì santo (com’è in uso a Verona), oppure il mercoledì santo
Al centro della celebrazione della passione del Signore abbiamo la proclamazione del Passio e l’adorazione della santa Croce.
Sono due momenti in cui si ribadisce quello che il Signore è venuto ad annunciare con la sua vita, morte e risurrezione: che Dio è genitore, che vuole che l’umanità di tutti i tempi entri nella sua gloria, che il Padre ci vuole bene nonostante i nostri limiti ed i nostri errori, che per ottenere la felicità in questa vita è indispensabile compiere la volontà del Padre, costasse anche la morte, perché la cosa più importante della vita è andare in Paradiso!
Questo discorso non piacque agli scribi, ai farisei e ai dottori della legge, perché avevano le loro certezze, erano tristi come il giovane ricco, avevano rinunciato a tutto per osservare la Legge di Mosè e esigevano da Dio la ricompensa.
Oggi questo discorso non piace all’integralismo cattolico, perché distrugge le certezze, l’idea del merito, la condanna del nemico, il premio a chi difende la verità. Intanto anche loro hanno i loro scheletri nell’armadio: nascondono e proteggono i misfatti, per poter usare persone che si sono costruite una fama, ma sotto sono come i sepolcri imbiancati, per i loro fini di potere.
In questo periodo la Chiesa vive il suo venerdì santo a causa della piaga della pedofilia e altri abusi sessuali o scandali in materia, provocati da alcuni preti. Stringiamoci con affetto attorno ai nostri pastori, la maggioranza dei quali, svolge con passione disinteressata il ministero presbiterale. Preghiamo per coloro che, spesso a causa di scompensi psichici, che si portano dietro dall’infanzia hanno infangato il viso del popolo santo di Dio, scandalizzando i giovani e abusando di minori, approfittando della stima che si sono costruita per imporre la loro verità. Si tratta di persone che sono costantemente alla ricerca del prestigio riuscendo anche ad occupare posti di responsabilità: si tratta però sempre di fratelli malati che debbono essere curati con amore.
Preghiamo inoltre per i veri responsabili di questo dolore: coloro che coprono questi nostri fratelli in difficoltà. Coloro che non hanno il coraggio di vagliare con serietà le prove, le testimonianze orali e scritte, da cui emergono fatti tristissimi e lasciano questi fratelli malati nell’esercizio del ministero, specialmente in mezzo ai giovani, ingannando il popolo di Dio!!
In questa preghiera silenziosa al Padre entriamo nella Veglia Pasquale, la madre di tutte le Veglie, in cui Cristo, nostra luce, ci guida all’ascolto della Parola di Dio, ci purifica con l’acqua, che ci ricorda che siamo membra del popolo santo di Dio, di cui Egli è il capo e ci nutre con il suo corpo ed il suo sangue che sono il cibo per continuare ad essere luce e sale nel mondo.
È l’incontro con il Risorto, il tesoro nascosto nel campo, che infonde il coraggio della verità, costo quello che costi. Chi ha incontrato il Risorto non ha più nulla da perdere, perché come scrive Paolo “[….] tutto è spazzatura al confronto di Cristo [….]. Ecco il motivo per cui coloro che hanno incontrato il Risorto diventano persone pericolose, perché non sono ricattabili.
Viviamo una Santa Pasqua nel Signore morto, sepolto risuscitato.
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