San Francesco Regis Clet (CM): ricorre oggi la sua memoria liturgica

da | Feb 18, 2010 | Formazione vincenziana, Santi e Beati | 0 commenti

sceau-cm-150x150In occasione della memoria liturgica di questo Santo della Congregazione della Missione, pubblichiamo una breve sintesi della sua vita.

San Francesco Regis Clet C.M.

Grenoble, Francia, 19 agosto 1748 – Outchangfou, Hu-pé, Cina, 18 febbraio 1820

Nato a Grenoble, Francia, nel 1748, è docente di teologia morale presso il seminario di Annecy (Alta Savoia). Ordinato nel 1773, a 25 anni, appartiene alla Congregazione della Missione, fondata a Parigi nel 1625 da san Vincenzo de’ Paoli. Francesco Régis diventa insegnante, e sui 40 anni i superiori lo chiamano a guidare il Seminario vincenziano di Parigi, dove vive la prima fase della Rivoluzione francese. Nel 1791, a 43 anni, chiede di andare missionario in Cina. Dopo cinque mesi arriva nella portoghese Macao, dove agli inizi del XVIII secolo i cattolici erano 300 mila, grazie ai primi imperatori manciù della dinastia Ching che hanno consentito le missioni. Ma quando arriva padre Francesco Régis si è diffusa la diffidenza verso l’Occidente, dal quale provengono i missionari. E tra il 1805 e il 1811 la diffidenza diventa persecuzione aperta che colpisce anche padre Francesco. Nel 1818 lo denuncia, per soldi, un cristiano rinnegato. È il giugno del 1819. Lui ha 71 anni, ma davanti al carcere e alla tortura non cede. Per questo verrà ucciso. (Avvenire)

Martirologio Romano: Nella città di Wuchang nella provincia dello Hubei in Cina, san Francesco Régis Clet, sacerdote della Congregazione della Missione e martire, che per trent’anni annunciò il Vangelo tra grandissime difficoltà e per questo dopo una dura prigionia, ingannato da un apostata, venne strangolato per il nome di Cristo.

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François-Régis nacque a Grenoble il 19 agosto 1748 e fu battezzato il giorno dopo, nella chiesa parrocchiale di San Luigi. Era il decimo di quindici figli, apparteneva ad una famiglia profondamente religiosa. Poco o nulla sappiamo dei primi anni della sua vita, molto probabilmente frequentò il Collegio Reale di Grenoble dove compì gli studi classici. Verso il ventunesimo anno di età, seguì la chiamata alla vita religiosa entrando nel noviziato di Lione dei Preti della Missione dove emise i voti il 18 marzo 1771.Munito dalle Lettere dimissiorali rilasciate da Mons. De Cairol de Madaillan vescovo di Grenoble, ricevette successivamente i diversi ordini e infine il presbiterato, il 27 marzo 1773, nella medesima città di Lione. I superiori lo mandarono allora come professore di Teologia al Gran Seminario di Annecy. Qui trascorse quindici anni nella più grande stima e ammirazione per la sua santità e la sua cultura tanto da essere chiamato ” biblioteca vivente” e a lui come esperto teologo si rivolgevano molti sacerdoti per averne dei lumi . Delegato dai confratelli per partecipare all’Assemblea Generale della Congregazione della Missione tenuta a Parigi nel mese di giugno 1788, fu nominato, malgrado le sue resistenze, dal suo Superiore Generale M. Cayla de la Garde all’importante compito di Direttore dei novizi, a San Lazzaro, casa madre della Congregazione.
L’anno seguente, scoppiava la rivoluzione. La folla irruppe nella Casa di San Lazzaro, che il ricordo dei benefici di San Vincenzo e dei suoi successori non riuscì più a proteggere, e la saccheggiò selvaggiamente. Questo evento fu per il nostro beato una crudele prova. Obbligato a lasciare la Francia , chiese e ottenne il permesso di partire per le missioni in Cina; e nel mese di aprile del 1791 s’imbarcò per l’Oriente.
Per trent’anni trascorse una vita sacrificata di missionario, con uno zelo indefesso; evangelizzò tre immense provincie dell’Impero cinese: il Kiang-Si, il Hou-Kouang e l’Ho-Nan. Durante questo periodo intrattiene un’edificante corrispondenza con la sorella più grande Marie –Thérèse Clet e con uno dei fratelli Dom François Clet religioso trappista. In queste lettere raccontava con gioia le sue avventure, le sue pene e le sue fatiche senza mai lamentarsi, anzi pensando di essere trattato molto bene e ripetendo spesso:” Dio lo vuole, ecco il mio motto”. Tuttavia la sua grande ambizione era quella di dare la sua vita per Gesù Cristo: non osava sperarlo perché si riteneva indegno. I suoi desideri furono esauditi.
Nel 1819 essendo scoppiata una violenta persecuzione fu obbligato a lasciare la sua povera casa e a fuggire nei boschi e nascondersi nelle caverne, ma un giorno fu tradito da un cristiano che fece conoscere a coloro che lo cercavano il luogo del suo nascondiglio e come il suo Divino Maestro fu venduto ai suoi persecutori per trenta denari, portato davanti ai giudici e gettato in prigione, più volte comparve davanti ai mandarini e governatori di Ho-Nan. Non gli fu risparmiato nessun supplizio. In ginocchio su delle punte di ferro, con delle travi ai piedi e alle mani, dovette sopportare tutte le brutalità dei suoi aguzzini, che manifestarono una rabbia inaudita fino a bastonarlo a sangue. In mezzo alle più atroci sofferenze custodendo l’animo calmo, dolce e paziente, il viso sorridente, sopportava tutto senza proferire il minimo lamento. L’Imperatore infine comandò che fosse strangolato. L’esecuzione di questa sentenza ebbe luogo il venerdì 17 febbraio 1820 a Wuchang (Wuhan).
Nel 1833 S. Giovanni Gabriele Perboyre , futuro martire in Cina, direttore dei novizi mostrando le reliquie del nostro beato diceva: ” Ecco l’abito di un martire, ecco l’abito del Padre Clet, ecco la corda con la quale fu strangolato. Quale gioia per noi, se un giorno avremo la stessa sorte”.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II, nel Concistoro Pubblico del 10 Marzo ultimo scorso, ha stabilito che il Beato Francesco-Regis Clet insieme agli altri 119 Beati Martiri uccisi in Cina venga canonizzato il 1° Ottobre dell’Anno Santo Giubilare 2000.

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