XXIX domenica del Tempo Ordinario

da | Ott 18, 2009 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore

A cura di p. Giorgio

Sal 32

Eb 4,14-16

Mc 10,35-45

Tematica liturgica

Il tema del «servizio» potrebbe comportare diverse distorsioni ideologiche. Come comprendere, dunque, il tema del servizio all’interno del cristianesimo. La proposta ermeneutica di Gesù è inequi­vocabile: il servizio va donato imitando il Signore Gesù che «non è venuto per essere servito, ma per servire (diakonèsai) e dare la propria vita in riscatto per molti». Ciò implica sia l’imitazione di Cristo sia la condivisione con lui di tutto ciò che ha vissuto. Inoltre, il servizio va rivolto sia ai cristiani («vostro servitore») sia a tutti («servo di tutti»). Nel primo caso il servizio (diakonìa) tende ad essere più un’attenzione umile alle necessità degli altri (cf. At 6). Nel secondo, il servizio (douleia) tende ad essere più un atto di culto perché si tratta della testimonianza-annuncio della Parola.

Dimensione letteraria

Testo biblico e testo biblico – liturgico sono identici, fatto salvo il solito incipit liturgico («In quel tempo») e la soppressione della congiunzione iniziale «e» (greco kài) del testo originale. In questo modo il testo che risulta è isolato, senza legami con il «contesto precedente». Nel contesto biblico, infatti, il nostro brano andrebbe letto su due livelli interpretativi: come incomprensione dei discepoli nei confronti del mistero pasquale del Maestro e come ulteriore insegnamento del Maestro sull’identità del discepolo cristiano alla sequela del Messia sofferente e glorioso.

Il testo biblico – liturgico, invece, ha una lettura molto semplificata: il discepolo accoglie ogni sentimento di potere che nasce in lui, indirizzandolo verso il servizio, su imitazione del Maestro.

Esegesi biblico liturgica

a. La domanda dei figli di Zebedeo e lo sdegno dei Dieci manifestano una sete nascosta di primeggiare. Non si tratta di un desiderio banale. Il testo biblico originale indica che in essi c’è il desiderio di essere alla destra e alla sinistra di Gesù nel giorno in cui il Maestro si manifesterà come giudice degli uomini. La risposta di Gesù non giudica il sentimento, ma lo accoglie come una forza, un’energia da indirizzare. Questo presupposto spiega l’atteggiamento di Gesù. Egli accoglie, non rimprovera moralisticamente, ma aiuta i suoi discepoli a orientare in forma positiva la forza che essi si trovano dentro.

b. «Bere il calice» nel mondo biblico significava essere soggetti a un destino doloroso (cf. Ger 51,7), addirittura essere destinati al martirio (letteratura intertestamentaria), essere considerati «empi» (cf. Sal 75,9). Applicando a sé tale espressione, Gesù sembra voler alludere alla sua passione dolorosa e al valore sostitutivo che essa assume (sostituisce gli empi nel castigo). L’altra espressione, «essere battezzati», prende senso dal significato e dall’uso del verbo «battezzare» che indica la totale immersione in qualche cosa. L’uso in ambito metaforico indica la situazione di affanno estremo e di morte. La risposta dei due discepoli indica la disponibilità alla condivisione della sorte del Maestro.

c. Il servizio nella Chiesa non può obbedire a nessuna moda culturale. Gesù stesso in modo semplice e chiaro esclude qualunque impostazione ideologica: «Fra voi però non è così». I modelli del servizio vengono offerti da due elementi: i vocaboli con cui il maestro illustra il servizio che deve fare il suo discepolo («chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti») e la figura del Maestro stesso. I due vocaboli indicano in modo particolare, anche se non esclusivo, il servizio diaconale (servitore) ai membri della comunità e il servizio della Parola (servo) a tutti. La figura del Maestro, invece, si pone sulla linea del modo. Il discepolo attua ogni servizio con l’estrema generosità che gli è possibile. In alcuni casi tale generosità può portare al martirio.

Tra di voi non è così

Un tentativo malriuscito di assicurarsi un posto di potere nel mondo nuovo che sta per cominciare, un modo scoperto per raggiungere disinvoltamente una posizione di vantaggio. Da che mondo è mondo ci sono stati «rampanti» disposti a dare la scalata alle poltrone più importanti. E da che mondo è mondo sono stati ripagati con lo sdegno e l’irritazione di chi li circonda. Gli apostoli non sembrano costituire un’eccezione.

Chi legge il Vangelo di quest’oggi non può fare a meno di percepire la solitudine di Gesù che va verso Gerusalemme, luogo di passione e di morte, e si trova a far fronte a richieste di questo genere. Non sembra proprio che l’abbiano capito.

Quello che domandano, del resto, fa uno strano effetto a chi sa come va a finire il racconto. Senza saperlo Giacomo e Giovanni stanno domandando di stare accanto a Gesù sulla croce, perché è proprio quello il luogo della gloria e della manifestazione … Senza saper/o, con un pizzico di presunzione, si dicono disposti ad affrontare quel grumo consistente di violenza che si rovescerà sul Maestro e anche su di loro. I fatti, lo sappiamo, sono andati ben diversamente!

Gesù tronca in modo netto con tutte queste aspirazioni a gradi e galloni e posti importanti: «Tra voi non è così».

Se nella società le cose vanno in questo modo, nella comunità cristiana sono ben altri i criteri di funzionamento. Il posto d’onore è quello del servo. Chi vuole primeggiare si mette al servizio di tutti. Chi vuole emergere cerca di assicurare le mansioni meno gradite e meno in vista.

Troppo duro? Troppo esigente? Ma non è questo, in fondo, quello che ha fatto Gesù? Egli non ha chiesto la vita dei suoi, ma ha offerto la sua. Non si è fatto servire (come faceva ogni maestro dell’epoca), ma si è messo al servizio di tutti. ..

Strano Maestro, strano Messia, strano Figlio di Dio … da cui dovrebbe venir fuori una strana società, quella della Chiesa. Non corri­spondente all’immagine delle altre società. Non appesantita dai giochi del potere. Non funestata dalla corsa alle onorificenze.

Una fraternità contrassegnata dall’amore, dallo spirito di servizio, dalla generosità. Una fraternità resa limpida dalla disponibilità. Una fraternità che fa avvertire il profumo del vangelo.

Saremo in grado di ritrovare questo profumo? Saremo in grado di diffonderlo? Corriamo un rischio alto, quello di diventare sale senza sapore, lievito che non fa levare la massa della pasta. Perché, senza il vangelo, quale Chiesa possiamo diventare?

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