Quindicesima domenica del Tempo Ordinario C Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Lug 8, 2016 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Deuteronomio 30,10-14;
Salmo 18;
Colossesi 1,15-20;
Luca 10,25-37

Lectio

L’inno della lettera ai Colossesi pone al centro del cosmo Cristo! Ma che cosa intendiamo quando poniamo al centro del cosmo il Signore Gesù? Intendiamo che quanto egli ha fatto e ha detto costituisce l’unico modo con cui l’uomo, non ostante le difficoltà, possa vivere una vita felice.
Il vangelo odierno ci offre il metodo. Il dottore della legge di Mosè, come ogni rabbino, si ponevano le grandi domande, tra cui una era proprio quella riportata nel brano evangelico: qual è il primo e più grande comandamento?
Oltre a puntualizzare l’ormai insufficienza della legge ebraica a rispondere a tali quesiti, l’autore evangelico pone in risalto come Gesù offra al suo interlocutore una risposta esauriente. Ora, solo Dio poteva fare questo, ora se Gesù lo ha fatto significa che Gesù è Dio.
Inoltre il pensiero evangelico pone in relazione stretta l’amore effettivo verso il prossimo, come prova dell’amore effettivo verso Dio. Ne consegue che l’atteggiamento del samaritano deve essere l’atteggiamento del cristiano.

Meditatio

Quante volte ci si dimentica delle sofferenze del nostro prossimo. Non pensiamo ai profughi e a gruppi simili di poveri, ma pensiamo alle sofferenze delle persone che ci vivono accanto: nelle comunità parrocchiali, nelle comunità religiose….
Accade di vedere persone che compiono, anche giornalmente atti di culto, che celebrano la liturgia (Eucaristica e delle Ore) eppure si dimenticano di coloro che gli vivono accanto, trascurandole in tutto. Sono talmente ciechi che non ne vedono la sofferenza. Compiono autentici abusi di autorità, quasi come i nazisti nei campi di sterminio (scusate il paragone) ma come i nazisti non riuscivano a vedere nelle loro vittime delle persone umane, così coloro che fanno vivere male persone che non possono più difendersi, come malati ed anziani, perché sono lo scarto della società, compiono un peccato che conduce alla morte, se non riconosciuto. Questo può capitare anche all’interno delle comunità cristiane ed anche nelle comunità religiose…….quando ci sono cose più importanti delle persone! Certo io credo che quando l’atteggiamento del sacerdote e del levita è rivissuto nelle comunità cristiane, significa o che coloro che lo compiono hanno grossi problemi e non sono mai stati aiutati, oppure non hanno compreso il senso del loro battesimo. Certo la preghiera e la liturgia sono vanificate.
Nelle comunità religiose a quanto sopra, che è già molto grave si aggiunge il fatto che, coloro che passano oltre, possono essere persone senza vocazione, sono entrate/i in una congregazione, per mille motivi, specialmente prima del Concilio, se uno era osservante e trovava formatori osservanti delle regole, ma non acuti, non uomini o donne veri, riusciva a farla franca e se vogliamo anche ad occupare posti di una certa responsabilità, facendosi la fama, ad esempio di persona che lavora molto…..e così l’imbroglio è completato. Se poi non trova superiori maggiori con visioni profetiche, ma meschini esecutori, gente che ascolta il pettegolezzo e filtra il moscerino e poi fa passare la trave, queste povere persone vivranno una vita tristissima, facendo, come il sacerdote e il levita orecchie da mercante verso il dolore altrui. Essi saranno responsabili davanti a Dio non meno dei loro superiori maggiori, perché il vangelo termina: va e anche tu fai lo stesso, come il samaritano. Non esiste una via di mezzo!!

Buona domenica.

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