Ventottesima domenica del Tempo Ordinario B Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Ott 8, 2015 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Sapienza 7, 7-11;
Salmo 89;
Ebrei 4,12-13;
Marco 10,17-30

Lectio

La prima cosa da ricordare è che non esiste una virgola, che è stata scritta nel vangelo, che non sia rivolta ad ogni cristiano. Dico questo perché è molto facile inserire il brano evangelico di questa domenica nel contesto cosiddetto di speciale consacrazione. Ma, secondo la lettera agli Ebrei, esiste una sola consacrazione che è quella battesimale. Il cristiano, nella sua vita si preoccuperà di servire il Signore, all’interno della Chiesa, seconda la chiamata che ha ricevuto dallo Spirito Santo. Non ci sono chiamate di serie A e chiamate di serie B, ma solo chiamate a servire il Signore.
Premesso questo il Signore chiama il giovane a seguirlo, a diventare cristiano: è una chiamata battesimale!
Il giovane è figura dell’ebreo che si pone le grandi domande: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Perché esiste il male nel mondo?
A tali quesiti solo Dio può rispondere. Ora se Gesù di Nazareth fornisce risposte plausibili, significa che egli è Dio.
Il giovane è la persona che ha colto che un rapporto con Dio improntato all’osservanza della legge, non paga. È a questo punto che Gesù lo chiama ad essere cristiano, cioè ad impostare la propria vita all’insegna dell’amore gratuito del Padre: seguire il Signore significa impostare la propria vita secondo la logica del vangelo: il rapporto con le persone e con le cose. È acquisire la vera sapienza (1 lettura), è farsi guidare dalla parola di Dio (2 lettura). La ricchezza è il non volere impostare così la vita ma, la ricchezza rende tristi.

Meditatio

Impostare la vita secondo il vangelo: compiere quotidianamente la volontà del Padre, sentirsi amati da Dio perché figli: rende felici, non ostante le disavventure e il male fisico e morale di cui possiamo essere vittime nella vita. Questo significa essere poveri.
Quindi essere poveri significa preoccuparsi di compiere la volontà del Padre e, come ho scritto altre volte, sentirsi servi inutili, cioè manovali nel cantiere dello Spirito Santo, vero autore di tutto il bene compiuto ogni giorno nella Chiesa e nel mondo.
Il giovane se ne andò triste, perché aveva molti beni. Quali beni possiamo avere che ci rendono tristi?
In primo luogo il bene di sentirci indispensabili nella Chiesa;
in secondo luogo il bene di appropriarci dei servizi che lo Spirito ci ha donato: l’incapacità nell’avvicendamento, l’invidia che ci impedisce d’insegnare gratuitamente ad altri, quello che gratuitamente abbiamo ricevuto. Penso ai pericoli che ci possono essere, a questo riguardo, nei gruppi e associazioni laicali quando presidenti o coordinatori vari, invece di svolgere il loro compito come servizio, lo esercitano come potere, spadroneggiando sulle persone a loro affidate. Penso anche a quello che, a tal proposito, può accadere all’interno delle comunità religiose, quando il superiore/a locale, invece di servire i fratelli o le sorelle, invece di sedere all’ultimo posto, come Cristo, esercita il potere: coltivando il senso dell’apparenza, l’attaccamento al denaro, la non curanza o la poca cura di chi è anziano e malato ecc…
Ecco questo è essere cristiani ricchi, ma tristi. Auguro a ciascuno di noi di essere cristiani poveri e felici, seguendo il Signore vera sapienza.

Buona domenica.

Prima Lettura
Sap 7, 7-11

Dal libro della Sapienza
Pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento.
L’ho amata più della salute e della bellezza,
ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.

Salmo Responsoriale
Sal 89

R.: Saziaci, Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre.

Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male.

Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.

Seconda Lettura
Eb 4, 12-13

La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.

Vangelo
Mc 10, 17-30

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

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