Tutti i santi Solennità Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Ott 29, 2015 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Apocalisse 7,2-4.9-14;
Salmo 23;
1Giovanni 3,1-3;
Matteo 5,1-12

Meditiamo sulle figure dei santi

Nel 1981 la Famiglia vincenziana solennizzò i 400 anni dalla nascita del nostro fondatore: san Vincenzo de Paoli. Ricordo che, per l’occasione, apparve una rivista in cui il P. Luigi Mezzadri c.m., uno dei più famosi storici vincenziani scrisse un contributo dal titolo La conversione, che trattava del periodo in cui san Vincenzo da prete mediocre, ascoltando la voce dello Spirito santo, si convertì ed iniziò il cammino alla sequela di Cristo, che gli valse l’appellativo di padre dei poveri.
Ricordo molto bene quali furono le reazioni di alcuni confratelli, specialmente di quelli anziani, dopo la lettura dell’articolo citato: ecco come si tratta il Fondatore! Come se fosse un delinquente! Un peccatore incallito ecc…
Da che cosa erano scaturite reazioni così dure? Senza voler giudicare alcuno, tantomeno il passato, in cui non ho vissuto, è importante conoscere qual’era la concezione che si aveva dei santi, prima che il Concilio Vaticano II aprisse agli studi storico teologici in modo critico. Cioè si poté finalmente accedere ai documenti e poterli studiare con il metodo storico critico.
Pensiamo soltanto a quello che sta accadendo in ambito storico a tutti i livelli: solo oggi s’incomincia a studiare dalle fonti originali fenomeni come il comunismo, la lotta di liberazione della seconda guerra mondiale, gli avvenimenti della prima guerra mondiale, il risorgimento ecc..
Gli studi storico teologici sono stati pionieri in questo campo.

Bene, fino al Concilio, nella Chiesa si scriveva in modo apologetico, per difendere un pensiero consolidato nei secoli. Questo metodo era seguito anche negli studi riguardanti le biografie dei santi.
Quello che colpiva era che il santo appariva, generalmente una persona al di fuori del suo tempo; una persona a cui Dio appianava il cammino della vita ma, soprattutto, una persona che risultava santa dalla nascita.
Nel caso di Vincenzo de Paoli, il suo primo biografo mons. Luis Abelly, sostenne che Vincenzo, quando si recava a pascolare le pecore o le mucche, si portava un sacchetto con il cibo che offriva ad un povero. Quanto mai falso!

Il mio Fondatore era un ragazzo intelligente e portato allo studio, questo fu il parere che il suo parroco espresse al padre, invitando questi a far continuare gli studi al figlio. Nel 1600 significava intraprendere la vita clericale che, per il tempo, costituiva un investimento per la famiglia.

Il signor De Paoli acconsentì e vendette un paio di buoi per far studiare il figlio. Vincenzo si trovò a vivere nel collegio dei Francescani della vicina città di Dax, siamo nel sud della Francia, figlio di contadino agiato, in mezzo a persone di rango più elevato e, quando gli comunicarono che in parlatorio c’era un contadino zoppo, che diceva di essere suo padre, egli si vergognò e non scese perché disse di non essere figlio di un contadino zoppo…..chiese perdono a Dio per tutta la vita.
Questo fatto dimostra che Vincenzo era una persona che teneva alla fama, che ambiva salire i gradini della società, che intendeva raggiungere una vita agiata.
San Vincenzo non è nato santo!!
Si convertì durante una confessione amministrata ad un contadino: lo Spirito gli fece vedere i poveri: i contadini francesi oppressi dalle tasse e abbandonati da un clero di cui, fino a quel momento anche Vincenzo si gloriava di far parte

Vincenzo vide i poveri e in essi il Cristo Risorto, non gli importò più della fama, tanto che venne cacciato dal Consiglio di coscienza, in cui si nominavano i futuri vescovi, presieduto dal cardinale Richelieu, primo ministro di Francia.
Vide in Luisa de Marillac, una donna relegata ai margini del suo nobile casato, perché figlia naturale da parte di madre, una grande donna: la sua anima gemella, quella che oggi si può definire il cuore femminile di san Vincenzo. Con lei dette nuovo impulso ai gruppi della Carità; con lei fondò le Figlie della Carità; con lei condusse il mondo delle opere caritative che fecondarono la chiesa del 1600.

Questi brevi tratti della vita di san Vincenzo de Paoli dimostrano come ogni santo sia inserito nel suo tempo e, soltanto cercando di comprenderne la cultura e l’ambiente in cui è vissuto, si riesce a cogliere il messaggio perenne che ogni santo lascia come dono alla Chiesa e questa può attuarlo e far in modo che il santo parli per gli uomini di tutti i tempi.

Auguriamoci di vedere come i santi e, come loro seguire il Signore.

Meditiamo sul senso della morte e della vita eterna

Nei primi due giorni del mese di novembre i cimiteri sono affollati e, quasi tutte, le tombe pulite e adornate con piante e fiori. Questo è un segno che le persone, in una qualche maniera, mostrano affetto e ricordo verso i loro cari. Ma al cimitero chi c’è? Nessuno, perché i nostri parenti ed amici vivono in Dio: sono in paradiso.
Che cosa significa? Significa che, com’è scritto nel primo prefazio della Messa per i defunti, la vita non è tolta ma trasformata.
Quindi i nostri cari non smettono di vivere, ma continuano in un’altra condizione, quella in cui tutti desideriamo di vivere: la vita in Dio, in cui ogni persona, perché figlio, è liberata dai propri limiti. Ora, se ci pensiamo, sono proprio i limiti personali che causano il male che è nel mondo: l’invidia, la gelosia, l’avarizia, la lussuria ecc….se non ci fossero la vita sarebbe senza problemi perché ciascuno si prenderebbe cura del suo prossimo, secondo la logica del vangelo.
È importante questa sottolineatura, perché si constata come una vita che si possa definire veramente umana, non può prescindere dal vivere il vangelo: è il vangelo che promuove la vita umana.
In paradiso e questo non è un luogo ma uno stato di vita, tutto questo è realtà.
Nella beatitudine di Dio vivono i nostri cari e ci riconosceremo, perché in paradiso si è persone: ci riconosceremo e ci ameremo in modo perfetto, com’è tra le tre persone della santissima Trinità.
Naturalmente il corpo in paradiso non serve, per questo finisce in polvere, perché è materia. Quando si parla nella Sacra Scrittura di corpo glorioso, non ci si riferisce al corpo umano ma alla nuova condizione di vita in cui siamo inseriti dal Padre, per amore gratuito. Quando si parla di corpo glorioso è un modo per asserire che in paradiso ci saremo proprio noi, le stesse persone che vissero sulla terra. Ecco la spiegazione dogma della Beata Vergine Maria Assunta in cielo in anima e corpo: significa che in paradiso c’è Maria di Nazareth, la stessa persona che visse con Gesù, Giuseppe e gli apostoli, durante il regno dell’imperatore Tiberio.

Questa puntualizzazione i cristiani dei primi secoli la sottolineavano perché non intendevano assolutamente che il Signore Gesù, la Beata Vergine Maria e i martiri fossero inseriti nella lista degli dei greci e dei romani, ma hanno insistito nel sottolineare che si trattava di persone umane realmente esistite. Questo costituiva per gli antichi un ostacolo insormontabile. Ma lo Spirito Santo, che guida la chiesa, ha pensato lui a farlo superare loro.

Ricordiamo anche che, in paradiso, il malato l’handicappato, li troveremo sani in tutti i sensi. Ecco la ragione per cui la vita umana non si può toccare, perché altrimenti si negherebbe la vita eterna. Cioè sarebbe come dire che, solo coloro che non hanno malattie mentali o altri gravi problemi fisici possono vivere una vita pienamente umana. Nella storia questa tesi è stata tentata ed i risultati li conosciamo (tratta degli schiavi, nazismo, comunismo).

Infine: quando termineremo la nostra vita umana, il corpo – come tutte le altre cose materiali – andrà in disfacimento. Noi, proprio noi, ci troveremo di fronte al Padre. Ci renderemo conto dei nostri errori, di quanto avremmo potuto vivere meglio, se avessimo seguito il vangelo in una percentuale molto più alta di quella attualizzata nella vita e chiederemo perdono al Padre. Il quale, solo e soltanto per amore di padre, ci ammetterà nella sua gloria. Per questo il cristiano deve ripetersi spesso: il Signore mi vuole bene così come sono, con i miei limiti ed i miei difetti. Del resto non è questa la caratteristica del vero amore?

Buona festa di coloro che sono in paradiso.

Prima lettura
Ap 7,2-4.9-14

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

Salmo responsoriale
Sal 23

R.: Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Seconda lettura
1Gv 3,1-3

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Vangelo
Mt 5,1-12

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

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