Ventiquattresima domenica del Tempo Ordinario B Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Set 10, 2015 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Isaia 50,5-9a;
Salmo 114;
Giacomo 2,14-18;
Marco 8,27-35

Lectio

Le risposte che l’autore del brano evangelico provoca nel gruppo dei discepoli, non sono altro che quelle che si davano I contemporanei di Gesù ed I contemporanei della prima comunità Cristiana.
È proprio questa, rappresentata da Pietro – che, sempre nel vangelo è colui che parla a nome di tutti – e che professa la fede in Gesù, Messia e Figlio di Dio.
Questo però non basta: è necessario accettare il Cristo sofferente, perché il Risorto è lo stesso che è stato crocifisso. Accettare di perdere la fama come lui la perse, rendendosi il servo di tutti, per compiere la volontà del Padre. Gesù è colui che attua la predicazione degli antichi profeti (cfr. 1 Lettura) e che, prima fece e poi insegnò (cfr. 2 Lettura).

Meditatio

Recitare a memoria il Credo, partecipare alla liturgia, dirsi cattolici, difendere le tradizioni e quant’altro, costa poco.
Nel pensiero di san Vincenzo de Paoli c’è che un brodo e un pane, possono darlo tutti, ma ciò che conta è il modo con cui si offre…..
Come è scritto nella seconda lettura: la fede senza le opere è morta, cioè non dice nulla, non ha senso. Infatti il cristiano si nota quando sulla via che va da Gerusalemme a Gerico si ferma amorevolmente sul malcapitato e se ne prende cura, anche rischiando di persona.
Il cristiano si nota quando non esita a prendere le difese del povero, quando questi è angariato, offeso, abusato. Nell’esercitare la carità per amore di Cristo, il cristiano sa che il suo vivere nel mondo ha senso solo perché andrà in paradiso perché figlio del Padre che lo ama di amore fedele. Questo è il motivo che porta il cristiano a non temere di perdere la fama davanti agli uomini, di non temere di porre i suoi beni anche al servizio dei poveri. Questo ci qualifica come cristiani. Le celebrazioni liturgiche non sono altro che un dire, tramite parole e gesti, che siamo una comunità cristiana che ha incontrato e servito il Signore nel prossimo e specialmente nell’ultimo.
Spero che, come è capitato in altre occasioni i mass media abbiano esagerato oppure anche inventato la vicenda della comunità cristiana di Seveso (MB) che si è rifiutata, con il parroco in testa, di offrire accoglienza secondo le direttive del papa. Se ciò fosse vero la contro testimonianza che questa comunità offre sarebbe una cosa grave. Meriterebbe il guai a voi ricchi di evangelica memoria oppure il guai a voi scribi e farisei ipocriti….
Speriamo con tutto il cuore che la vicenda in questione sia una bufala costruita dai mezzi di comunicazione sociale.
Altrimenti affidiamo questa comunità cristiana alla misericordia di Dio.

Buona domenica.

Prima lettura
Is 50,5-9a

Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?

Salmo responsoriale
Sal 114

R.: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».

Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

Seconda lettura
Giac 2,14-18

A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo?
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».

Vangelo
Mc 8,27-35

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

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