Quarta domenica di Avvento B Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Dic 18, 2014 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

2Samuele 7,1-5.8-12.14.16;
Salmo 88;
Romani 16,25-27;
Luca 1,26-38

Lectio

Il vangelo dell’annunciazione fa parte di quei brani di cui si dice lo conosco già, ma questo è l’errore più grande che si può compiere. Oppure compiere l’errore di focalizzare il centro del brano sulla figura di Maria di Nazareth. L’autore non vuole dirci come è nato Gesù, ma vuole dirci qualcosa di più profondo: chi è colui che è nato.
È necessario abituarsi a comprendere il linguaggio e la cultura biblica, altrimenti si rischia di andare fuori strada.
Allora, cerchiamo di capire lo scopo che l’autore della pericope (= brano) si propone. Abbiamo detto che egli intende dire chi è colui che è nato: in primo luogo notiamo come lo schema della nascita di Gesù sia simile, per non dire uguale a quelli delle grandi nascite dell’Antico Testamento: quella di Isacco, quella di Sansone, quella di Samuele, quella di Giovanni il Battista. In tutte abbiamo una coppia, o una donna in difficoltà, perché non riesce ad avere un figlio. Prega il Signore e l’angelo comunica che nascerà un figlio e costui sarà fondamentale per la storia d’Israele.
Ora, il vangelo di Luca è redatto tra il 75 e l’85 d.C., Paolo è in paradiso da almeno una ventina d’anni. Con la predicazione dell’Apostolo la chiesa si è aperta ai pagani, che ormai sono la maggioranza nelle comunità cristiane.
Nel popolo ebraico la sterilità era considerata una maledizione di Dio, in sconto di peccati propri o altrui.
Il brano in questione afferma che questa maledizione non esiste. Che quelli considerati ultimi in Israele: Maria, Giuseppe, Elisabetta, Zaccaria, Pietro ecc…sono i primi nel cuore di Dio e che Gesù di Nazareth era secondo la volontà del Dio d’Israele: era il compimento delle profezie, era il Messia atteso. Capite che cosa voleva dire questo? Che Israele aveva rifiutato lo scopo della propria vita. Così, non avendo accolto il Messia, perché la sua nascita non rispondeva alle aspettative dei capi del popolo, infatti l’aspettativa era che il Messia dovesse nascere in una famiglia di nobili o di ricchi mercanti e non in quella del falegname del paese più disprezzato….come Davide voleva decidere dove Dio dovesse abitare, così hanno fatto loro, non erano più il popolo di Dio, ma erano stati sostituiti da un nuovo popolo: la comunità cristiana.

Meditatio

Accogliamo Gesù che ci propone il vangelo e non il Gesù che noi potremmo costruirci: il Gesù del cuore, quello che ci emoziona e poi tutto passa….il Gesù spirituale, quello della preghiera, del silenzio della meditazione che ci rende migliori degli altri…..il Gesù quieto, quello della carità pelosa, della carità/omertà. La carità falsa che copre i problemi, la carità che avvantaggia non i poveri, gli ultimi, ma coloro che hanno fama ecc…d’altra parte nei tribunali avviene questo e i cristiani non devono affidarsi alla logica dei tribunali, dove chi ha più soldi vince.
Il vangelo di questa domenica ci dice il contrario: il Signore ha voluto vivere lontano dagli ambienti che contano, dagli ambienti in cui la fama è ciò che è più importante da conservare. Egli ha voluto condividere, fin dalla sua nascita la vita delle persone semplici, di coloro che potevano essere schiacciate da Erode, dalle guardie del tempio o da quelle di Pilato. Ha voluto condividere la vita delle persone che, nei tribunali, perdevano le cause perché non avevano soldi per gli avvocati migliori o per corrompere quelli avversari…..
Il Signore ci appare nel segno del bambino, che rea colui che in Israele, insieme alla donna, non contava nulla!

Buona domenica.

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